Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
Non sono d'accordo che si tratti di una "bieca operazione coloniale", perlomeno non più di quanto lo fosse stato il ben più apprezzato "The slumdog millionaire" (nel quale, la sequenza del bambino che cade nella latrina, quella sì che l'ho trovata cattiva, perché ti strappa un sorriso solo perché non senti la puzza). Il fatto è che questi giudizi scattano se si parla di problemi sociali senza prendere una posizione netta, fare un film amaro (e magari strappalacrime).
Non si tratta di una favola, ma di un'avventura, certo edificante e a lieto fine, perché probabilmente si rivolge a un pubblico giovane, coetaneo dei protagonisti o poco più, e ai ragazzi non puoi offrire un finale tragico e cinico. E poi la polizia corrotta e torturatrice viene mostrata, per cui lo spettatore "ricco" e giovane ha qualcosa su cui riflettere. La vita nelle favelas è certo dura, ma ci sono favelas molto autoorganizzate, che sono meno peggio delle palafitte mostrate nel film. I bambini che rovistano nella spazzatura, non sorrideranno mai? Io credo di sì, cionondimeno vorrei che la loro condizione migliorasse.
Questo per quanto riguarda l'intenzione del film. Dal punto di vista tecnico, direi buono, compreso il sempre vituperato doppiaggio italiano. Può risultare irritante sentire una doppiatrice italiana che imita l'accento inglese, ma c'è una motivazione. E' che il personaggio fatica a parlare in portoghese per cui, sostituendo il portoghese con l'italiano, devi dare la stessa impressione. Il particolare non lo si poteva omettere, poiché l'attrice fa anche delle espressioni di difficoltà nel parlare. Quando poi lei parla con il sacerdote, suppongo che lo faccia in inglese (non ho potuto controllare). Il doppiaggio serve, soprattutto quando non si capisce la lingua del film e non ci sono i sottotitoli. L'importante, è poter scegliere, e ora con il digitale, puoi.
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