Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
Festival Internazionale del Film di Roma- Sezione Gala Due ragazzini delle favelas di Rio de Janeiro, Rafael e Gardo, mentre rovistano nella spazzatura di una discarica trovano un misterioso portafoglio e, dopo averne preso i soldi, decidono di nasconderlo. Poco dopo, la polizia locale cerca di recuperarlo promettendo una ricompensa a chi lo avesse trovato, ma i due ragazzi insieme ad un terzo amico, Rato, devono allontanarsi dai poliziotti corrotti e mettersi sulle tracce di una grossa somma di denaro nascosta da un certo Jose Angelo, di cui hanno rinvenuto una lettera, aiutati da padre Juilliard, un missionario, e dalla sua tenace assistente Olivia.
Quando ho visto la locandina di "Trash", sopra il titolo campeggiavano i nomi di Martin Sheen e Rooney Mara, e mi ero convinto che i protagonisti della pellicola fossero loro due: il fatto non mi sorprendeva per la Mara, ormai lanciata in una carriera molto interessante, ma mi lasciava qualche dubbio proprio sull'ormai anziano Sheen, protagonista di capolavori come "Apocalypse now" o "La rabbia giovane", che da diversi anni lavora soltanto come caratterista. In realtà, la trovata pubblicitaria è un inganno bello e buono, perché gli unici protagonisti della pellicola sono i tre ragazzi brasiliani (presenti in sala stasera a Roma insieme al regista), mentre Sheen e la Mara hanno due tipici "supporting roles", neanche troppo approfonditi a dire il vero. Il film è tratto da un romanzo di genere avventuroso- thriller di Andy Mulligan che non conoscevo, ma a mio parere balza agli occhi una somiglianza un po' troppo evidente con la trama e perfino lo stile di "Slumdog millionaire" di Danny Boyle: anche questa è la tipica "produzione occidentale sulla povertà degli altri" (sono parole di Mereghetti riferite al film di Boyle), e credo che chi volesse trovare al cinema una rappresentazione più attendibile delle favelas farebbe meglio a vedersi qualche film di Glauber Rocha o Nelson Pereira Dos Santos. Venendo al confronto tra i due film: certi inseguimenti avventurosi girati con montaggio serrato sembrano gli stessi del film di Boyle, certi maltrattamenti sui bambini da parte di efferati criminali o poliziotti corrotti sembrano gli stessi, perfino la risoluzione di un enigma a partire da alcune frasi trovate nella Bibbia sembra ricordare i tabocchetti nascosti nelle domande di "Chi vuol essere milionario" dell'altro film. Somiglianze superficiali? Lo sceneggiatore Richard Curtis non se ne era accorto? In ogni caso, rimane la distinzione piuttosto manichea fra buoni e cattivi e un certo schematismo narrativo, anche se dal punto di vista più propriamente spettacolare spesso funziona e i ragazzini sono stati diretti con grande efficacia, tanto da rubare continuamente la scena a tutti gli adulti. Daldry si conferma un buon mestierante, privo di genialità, come lo era stato già in "Billy Elliott", "The hours" e "The reader"; il film potrebbe rivelarsi un grande successo internazionale e, nonostante le riserve da me espresse, qui a Roma è stato quello che finora ha riscosso l'applauso più caloroso, almeno fra quelli da me visionati.
voto 6/10
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