Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
Per tre meninos de rua carioca la denuncia dell'ingiustizia assume l'aspetto di una pericolosa caccia al tesoro. Un racconto tra Collodi e Dickens per un film un po' troppo patinato e furbetto, ma che non è affatto da buttare nella spazzatura. Voto 6, 6 e mezzo.
Stephen Daldry ci porta in una Rio dai forti contrasti imparentata con la Londra da incubo di Dickens, in cui l'infanzia viene sfruttata e privata di dignità; ma è il burattino di Collodi che aleggia su tutto. Così il buon sacerdote padre putativo di tanti bambini emarginati, interpretato dal grande Martin Sheen, ricorda molto Geppetto; Rooney Mara insegnante d'inglese potrebbe essere una splendida, in tutti i sensi, Fata Turchina; i ragazzini delle favelas, attori non professionisti ma efficacissimi, paiono un Pinocchio che "si fa in tre", spinto ad agire e ad affrontare pericoli mortali dal legame rocambolesco e indiretto con una sorta di Grillo Parlante interpretato da Wagner Moura. La triade di imberbi protagonisti sembra una versione positiva ed eroica del famigerato "Trio tenerezza" del memorabile spaccato della delinquenza nelle favelas "City of God". Nei quindici minuti conclusivi, a partire dalla sequenza ambientata nell'ultima sinistra stazione della "quest" dei tre giovani eroi, ove si verifica l'apparizione fin troppo sorprendente e fantasmagorica di un personaggio che non ti aspetti, si ha l'impressione che il racconto prenda la strada dell'allegoria (come piaceva fare proprio a Collodi), e che il finale mostrato possa nascondere in realtà un diverso significato, molto più triste. Come "The millionaire", a cui è per molti versi affine, "Trash" dovrebbe idealmente essere un film di denuncia sociale camuffato da spettacolo movimentato; tuttavia non si riesce a scacciare l'impressione, al termine della visione, che sia esattamente il contrario.
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