VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA - GIORNATE DEGLI AUTORI
"Comunque vada le nostre vite sono rovinate. Le loro vite sono distrutte". Queste le parole di un padre, medico saggio e premuroso, il capofamiglia di uno dei due nuclei coinvolti in una vicenda di barbarie ai danni di una senzatetto, massacrata a pugni e calci durante una notte romana di sbronze e feste come tante.
Due fratelli e le loro rispettive famiglie: il medico appunto (Lo Cascio, nervoso e pertinente come lo conosciamo da sempre), fratello progressista con moglie guida in un museo (una ritrovata efficace Giovanna Mezzogiorno) e un figlio sedicenne tutto brufoli e timidezza (lo Iacopo Olmo Antinori scoperto da Bertolucci); e l'avvocato, vedovo risposato, cinico quanto basta per risultare un vincente, rappresenta all'opposto lo schema della parte più conservatrice, o di destra se fossimo costretti ad affibbiare dei connotati pseudo politici per sintetizzarne indole e caratteri. Un professionista che piace, ha successo, e vince le proprie cause, e vive con la seconda moglie (la "barbie" Barbora Bobulova, così acidamente definita dalla cognata "rivale"), con una figlia di primo letto pure lei sedicenne (Rosabel Lurenti Sellers) e un neonato come figlio di secondo letto.
La scelta di come gestire la vicenda, scoperta per caso dalla prima madre guardando la trasmissione Chi l'ha visto, che mette in onda un video sfocato nel quale la donna riconosce i connotati dei due cugini "assassini" per svago, ubriachezza e voglia di emozioni, mette in moto un confronto serrato tra le coppie dove i giochi e le posizioni si ribaltano, dividono le coppie, imbarbariscono i rapporti già tesi tra due fratelli troppo diversi per potersi frequentare con la spontaneità che non si ottiene con una cena mensile di facciata, affrontata con distratta abitudine ed una certa insofferenza.
De Matteo sbanda con un incipit forzato e fastidiodo, anche se magari utile o funzionale a collegare due famiglie che pur legate da linee di sangue sono troppo diverse per potersi anche solo sopportare; e sbanda nel finale troppo ad effetto e visibilmente esagerato, seppur fulmineo. Commette ingenuita' e forzature autolesioniste e sadiche, come nella scena inutile e forzata in cui mamma Mezzogiorno cucina l'astice ancora vivo, ma non osa gettarlo nell'acqua bollente, cosa che il figlio esegue con una naturalezza disarmante. Ma tutta la parte centrale è ben scritta ed ottimamente diretta, grazie anche ad un quartetto di attori che si intreccia alla perfezione scambiandosi la staffetta di una storia di giovani cresciuti nel benessere di una bambagia che ha oscurato loro ogni senso civico o di responsabilità. Sarà questa la molla che spingerà a ribaltare i ruoli già precostituiti e "politici" di due fratelli dai caratteri e comportamenti inconciliabili.
I nostri ragazzi sono dei mostri di insensibilità e indifferenza, a cui tutto è dovuto e nulla ha più veramente importanza: per questo motivo tutto è perduto e nulla può salvarci dall'indifferenza. Un pessimismo totale ampiamente giustificato dai fatti e ancor più dagli inquietanti discorsi che l'avvocato e padre apparentemente più cinico carpisce di nascosto tramite il babycall, avviandosi ad una resa dei conti forse forzata e paradossale, ma in fin dei conti nemmeno troppo assurda.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta