Regia di Laszlo Benedek vedi scheda film
Due bande rivali di motociclisti arrivano in un paese e si mettono a spadroneggiare approfittando della debolezza dello sceriffo: rubacchiano, danneggiano, molestano le ragazze; poi i cittadini si incazzano, mettono mano alle armi e ci scappa il morto. Vale lo stesso discorso di Gioventù bruciata e Easy rider: film che sono invecchiati nel giro di pochi anni, lasciando dietro di sé solo la propria icona. Marlon Brando in giubbotto di pelle nera va benissimo come immagine di un poster: vederlo recitare il ruolo del duro dal cuore tenero per un’ora e mezza fa decisamente meno effetto. Ma non è colpa sua: il ribellismo anni ’50 è roba che oggi fa ridere qualunque adolescente, mentre i germi di novità nel cinema di quel periodo si possono cogliere semmai in una manciata di melodrammi (i primi che mi vengono in mente: Secondo amore, Qualcuno verrà, Il gigante, Scandalo al sole). Resta appunto l’icona: quanto basta per raggiungere la sufficienza.
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