Regia di Franco Brocani vedi scheda film
Se "Mario Schifano tutto" raccontava prevalentemente il lato privato/pubblico dell'artista, il lavoro di Franco Brocani è un omaggio alla sua arte.
In SCHIFANOSAURUS REX non vediamo le opere create su fogli di serigrafia, la ripetizione infinita di palme, campi di pane e gigli d’acqua che imperversano dagli schermi post di Telemarket e affini. Franco Brocani sfida lo spettatore - che riuscirà ad arrivare sveglio fino alla fine del racconto – ad accostarsi al concetto di arte e immagine di/in Mario Schifano. Sarà un film sulla pittura e su un pittore, qualcosa che approdi attraverso un metodo di realismo immaginario ad una mitografia dove viene sterilizzato ogni elemento che rimandi alle modalità di un racconto…Già le premesse ci annunciano gli intenti teorici dell’opera. Alcune citazioni di celebri pittori introducono l’argomento, in particolare Picabia ci ricorda che dovunque appare l’arte scompare la vita. Ecco quindi prosciugata la biografia del pittore romano da elementi privati che possano trasformarsi in gossip. Pochi attori riportano passi della sua personalità, del suo pensiero: sempre attivo, emotivamente instabile, orgoglioso, dalla natura duplice di chi sfugge o sa vendicarsi, la curiosità onnivora, le donne come istigazione al rischio all’audacia, essere pessimisti significa cospirare contro la vita. Amava il blu, il colore della vitalità e della spiritualità. Vaticinava che presto tutto sarebbe stato riproduzione, perché lui non credeva al capolavoro.
SCHIFANOSAURUS REX è un omaggio che sa di videoarte, un’astratta visione assai ostica ma fascinosa, contrappuntata da musiche minimal e ipnotiche di Andrea Monti. Come le pennellate di Schifano sulle grandi tele o gli smalti sulle mini polaroid. Segni continui e contingenti di un artista eterno e, a differenza degli amati dinosauri, inestinguibile.
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