Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Siamo al tramonto dello “Spaghetti Western” anche se questo “Sella d’Argento” è assai carino e soprattutto è, secondo chi scrive, la migliore incursione del maestro Fulci nel western. Il soggetto (voto: 6) è semplicissimo, tuttavia la sceneggiatura (voto: 7) ha il grosso merito di caratterizzare adeguatamente i vari personaggi e di non cadere nei soliti cliché (in questo film, se si guarda bene, nessun protagonista è veramente un buono). Si hanno così, tra gli altri, un bambino che si esprime da “secchione della classe”, un protagonista interpretato da un Giuliano Gemma meno duro del solito e capace di far sorridere (in parte involontariamente) quando recita talune battute e soprattutto un personaggio alla “Tarantino” che spunta fuori, come una serpe, ogni qualvolta vi sia qualche defunto da depredare. La regia (voto: 7.5) è qualitativa, in alcune sequenze direi poetica (vedi il finale), e imprime, grazie anche a un ottimo montaggio, un ritmo assai sollecito. Nota non di poco conto per la splendida e pressoché continua colonna sonora (voto: 9), firamta da Frizzi e altri due colleghi, con due-tre brani l’uno meglio dell’altro.
Very good anche la fotografia di Salvati, specie nel prologo.
Nel cast artistico si segnala una bellissima Cinzia Monreale (mai così bella), la mora Licinia Lentini (la moglie del presidente de la Longobarda in “L’Allenatore nel Pallone”) e un Geoffrey Lewis (Serpente) che si rivela di gran lunga il migliore del lotto, ispirando una notevole simpatica nello spettatore nonostante il suo personaggio sia uno “sciacallo”.
Carinissimo il finale, peraltro preceduto da un colpo di scena ben orchestrato e bilanciato rispetto a tutta la trama. In conclusione un film molto piacevole e indicato per tutta la famiglia. Bene. Voto: 7.5
Bella, bella.
Truccata e acconciata in modo tale da esaltarne la bellezza.
Anziché esser doppiato, questa volta recita con la sua voce (credo) e questo toglie quel taglio malandrino e furbacchione che lo caratterizzava, aggiungendo un qualcosa di buffo al suo personaggio.
Non si scopre adesso. Garanzia. Nell'occasione abbandona le sue classiche scenografie nebbiose e il taglio onirico. Cala sensibilmente anche la violenza, non il risultato però.
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