Regia di Maurizio Pradeaux vedi scheda film
Roma. L'assassinio di una ragazza ha come involontaria testimone una svedese, il cui ragazzo romano sembra fin da subito sospetto al commissario che indaga. Anche perchè la vittima era una ballerina esattamente come un'altra donna uccisa poco tempo prima in circostanze analoghe; ma l'omicidio di un'anziana che sapeva troppo sulle vicende scagiona l'unico sospettato, dall'alibi ferreo questa volta. Le indagini ripartono da zero.
All'inizio degli anni Settanta si è assistito al fiorire del thriller all'italiana, un incrocio fra poliziesco e horror che punta tutto sulla tensione e sul ritmo; alla base del filone c'è naturalmente l'exploit delle prime pellicole dirette da Dario Argento. E, constatazione altrettanto ovvia, la proliferazione di prodotti, prodottini e sottoprodotti di stampo affine ha visto pian piano declinare il genere verso la sua fisiologica estinzione. Maurizio Pradeaux vi approda nel 1973, non tardissimo, con questo Passi di danza su una lama di rasoio, e ritenterà nel 1977 con il simile - almeno nel titolo - Passi di morte perduti nel buio; nonostante un budget dignitosissimo e una storia sufficientemente coesa a livello logico, però, le sue opere mancano sempre di qualche ingrediente basilare. Le soluzioni fantasiose, le inquadrature che lascino spazio all'immaginazione dello spettatore (cioè quello che rende realmente spaventoso un film) non sono pane per i denti di Pradeaux, che si limita a svolgere un compitino ordinato, ma ben poco efficace nel complesso. Fra gli interpreti a disposizione ha qui Robert Hoffmann, Nieves Navarro, George Martin e, in un ruolo marginale, compare anche Sal Borghese; sceneggiatura firmata dal regista, dal suo sodale consueto Arpad DeRiso, da Alfonso Balcazar (nel rispetto della coproduzione Italia-Spagna) e proprio da George Martin. Musiche di Roberto Pregadio, senza infamia nè lode. 3,5/10.
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