Regia di Phillip Noyce vedi scheda film
Dopo l’ennesimo rovinoso conflitto globale, nel futuro distopico di The Giver si è optato per l’eliminazione delle differenze: comunità incasellate in una rigida organizzazione funzionale, dove ognuno viene fornito di tre pasti al giorno, una bicicletta, un posto nel mondo. Il prezzo da pagare è la soppressione di emozioni e sentimenti, la rimozione della Storia e degli impulsi sessuali, finanche l’appiattimento dello spettro cromatico in una decina di sciape sfumature di grigio.
Jonas, giovane protagonista del romanzo di Lois Lowry (in Usa un cult della letteratura per l’infanzia), guadagna nell’adattamento filmico gli anni necessari a sostenere l’inevitabile triangolo amoroso, mentre apprende da Jeff Bridges (che da tempo sognava di portare il libro su grande schermo) la verità sul passato e sul presente. La sfida di trasporre in immagini una presa di coscienza basata interamente sulle sensazioni viene risolta da Noyce nel peggiore dei modi possibili: le memorie trasmesse dal Donatore sono un mix tra un filmino delle vacanze in Super 8 e un accelerato corso di storia televisivo. Così, un racconto sul devastante annientamento umano perpetuato da ogni totalitarismo e sulla banalità del male dei cittadini/sudditi è annacquato da personaggi sottili e da un cattivo (Meryl Streep in versione Jane Campion) dall’agenda imperscrutabile. E, mentre predica la necessità di ribellarsi al conformismo, The Giver si rivela la fotocopia svogliata di ogni contemporanea saga young adult.
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