Regia di Michael Mann vedi scheda film
Poliziotto dinamico e ladro intelligente e a suo modo corretto si affrontano nella L.A. devastata dalla criminalità degli anni '80. Il grande Michael Mann fa le prove per il suo successivo capolavoro Heat. Ne esce un thriller televisivo a tratti girato bene, ma recitato piuttosto male: una brutta copia necessaria e basica per raggiungere la vetta.
L.A. Takedown (sorvoliamo sul titolo italiano...) è l'epicentro della produzione di Michael Mann dedicata alla televisione, a cui il gran regista ha dedicato molto (sin troppo a mio giudizio) tempo in pieni anni '80.
E soprattutto questo piccolo, innocuo e a tratti ben diretto piccolo film televisivo ha il merito di aver preparato il terreno per il successivo capolavoro di Michael mann, ovvero quel perfetto, esemplare Heat di cui questo costituisce il primo, rudimentale abbozzo.
La storia, almeno nei suoi tratti generali, è infatti la stessa: un poliziotto di Los Angeles dedito notte e giorno alla salvaguardia di una metropoli devastata dalla criminalità, trova un avversario degno della sua dinamica figura in un rapinatore scaltro e ben organizzato (ovvero, non troppo ben organizzato, tenuto conto che il suo ultimo acquisto in termini di personale, costituirà per lui la causa di tutte le sue sventure). La rivalità tra cacciatore e preda non risparmia l'instaurarsi tra i due contendenti di un rapporto antagonistico che non esclude un rispetto di fondo, tenuto conto che pure il brigante possiede alcuni valori etico/morali che non lo distanziano molto dal poliziotto, e tenuto conto che entrambi sono accomunati anche dalla tenacia nel voler andare a fondo con minuzia alle proprie antitetiche professioni.
Scene madri come la famosa sparatoria, che nulla è al confronto di quella meravigliosa, unica, lunghissima eppure attanagliante di Heat, sono indubbiamente girate con grande senso del ritmo e perfetta calcolata coordinazione di mezzi, strumenti, uomini e comparse.
Il grave difetto del film è la pochezza del cast, davvero inespressivo e debole: non ne parliamo se intendiamo, sadicamente, confrontare i due bellimbusti laccati e tirati di lucido, con la coppia Pacino-De Niro che ha reso Heat un capolavoro assoluto.
Né basta la presenza fulminea e sottotono di Michel Rooker, l'unico attore conosciuto e sopravvissuto di un cast incognito e assolutamente incolore.
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