Regia di David Fincher vedi scheda film
Il 5 luglio 2012 Amy scompare da casa, in cucina ci sono tracce di sangue e quasi subito la polizia comincia a sospettare il marito, che in effetti aveva ottimi motivi per farla fuori (un’amante giovane e un’assicurazione sulla vita). Dal diario di lei emerge il passato: si erano conosciuti sette anni prima a New York, dopo il matrimonio entrambi avevano perso il lavoro e si erano dovuti trasferire nel Missouri per assistere la madre di lui, abbandonando la vita brillante condotta sino allora. Il punto di forza del film è la pluralità dei punti di vista, ma purtroppo verso la metà comincia un’altra storia: lei è una fredda manipolatrice, che ha organizzato la propria sparizione in modo da incastrare il marito per omicidio. Se Fincher fosse riuscito in qualche modo a mantenere l’ambiguità più a lungo, lasciandoci in dubbio sulla versione a cui credere, sarebbe stato un film perfetto: così, invece, è soltanto un buon prodotto di genere, con un’appassionante organizzazione narrativa e personaggi di contorno ben definiti (la devota sorella di lui, i superciliosi genitori di lei, la poliziotta grintosa, l’avvocato paraculo). Però, quando Amy è costretta a ricorrere al piano B, forzature e inverosimiglianze si accentuano; e anche tutta la parte del circo mediatico che si scatena intorno ai casi giudiziari, per quanto ben condotta, appesantisce un po’. Ma il finale beffardo, che riprende l’inquadratura iniziale, risolleva il livello.
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