Regia di David Fincher vedi scheda film
Un piccolo capolavoro, chiaramente suddiviso in 3 atti;
Un film straordinario; un pizzico eccessivo per i miei gusti, ma ordito in maniera tanto destabilizzante quanto magistrale.
Molto in quanto insito in una macchinazione totale, genialoide e diabolica che sovraccarica eccitazione allo stato puro.
Il resto (nulla di nuovo invero) appartiene alla cornice, di lusso: il biasimo per il vampirismo mediatico ed il confronto “indoor-outdor” delle relazioni umane, dove l’apparenza/finzione fa da spartiacque; il conflitto fra i sessi, come fra classi sociali; la provincia americana - rifugio e frontiera - e la crisi economica, che chiude gli spazi, mette alle strette e genera moventi; l’istituzione matrimoniale analizzata nell’evoluzione dei suoi stadi, sino a quello più ansiogeno per l’incertezza di un futuro fosco, forse infausto, forse no.
Un quadretto di per sè niente male se non fosse che il meglio lo mette la materia del pasta con cui viene tinteggiato.
Il brivido del sangue (dapprima illazionato, poi autentico) come minaccia immanente che incombe sempre e si fonde perversamente con il brivido caldo del desiderio, vissuto con intensità in un climax discendente il cui oscuro epilogo viene scongiurato solo dal calare del sipario; non senza prima preannunciare il disastro di un avvenire angoscioso; una profezia sulla convivenza matrimoniale che suona come una sentenza lapidaria, che non lascia scampo.
Due ore e mezza che filano lisce veloci senza intoppi, la visione è fluida e non permette alcun segno di stanchezza o cedimento. Se non quello psicologico al dischiudersi (ma solo per gli spettatori) delle apparenze.
D.Fincher (ancora una volta) semplicemente “top”.
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