Regia di David Fincher vedi scheda film
David Fincher è un regista di talento. Lo vedi dalle inquadrature ma soprattutto dagli stacchi di camera che ravvivano lo scorrimento della pellicola, regalandogli un fascino inaudito. Come le migliori sceneggiatura da lui animate, l’intreccio è d’obbligo e l’attenzione è lecita. Ben Affleck, col suo fascino da seduttore e quel fossetto “da infame” sul mento, contribuisce a tenere gli occhi fissi sullo schermo. Le tinte cupe, oscure, che partono dall’incontro tra i due amanti e si diffondono nella casa del delitto, fuori il sole, i colori, la vivida luce vitale che non riesce ad entrare nelle anime, consumate dal vincolo matrimoniale, di due persone unite ancora dall’amore. Mentre lui si lascia cullare da questo stato catatonico, lei prende in mano la situazione e, utilizzando la tragedia, cerca di salvare un rapporto dal baratro in cui è finito. In un certo senso ci riesce, con le maniere forti e incomprensibili che solo una psicopatica può attuare ma dopotutto quale mente non è animata da un po’ di insana follia?
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