Regia di David Fincher vedi scheda film
Disturbante, sottopelle. Immagini fisse urbane, titoli di apertura, particolari, il volto di lei, i suoi occhi, una mano sui capelli, una serie di domande. David Fincher ci scaraventa in un incubo psicologico, una ragnatela di relazioni malate e psicotiche, tesse i fili di questo caustico dramma lentamente - la staticità quasi bovina del volto di Ben Affleck, la pesantezza dei suoi movimenti, il suo corpo ingombrante, la vittima e il carnefice si scambiano i ruoli, cadendo verso l’abisso, come in ogni relazione sadomasochistica, il corpo di lei, attraente e magnetico, le promesse del primo incontro, la magia di un bacio in strada, la quotidianità da affrontare, la sfida di un matrimonio, le crisi, il buio.
Fincher distrugge l’illusione dell’unione tra uomo e donna, che diventa un gioco crudele e feroce, costruito sulle menzogne, le paure, il sangue. Ingabbiati nelle immagini, sprofondiamo anche noi nella disfatta, immersi in un’atmosfera livida e carica di malessere, trasportati dal flusso sonoro delle musiche di Trent Raznor e Atticus Ross, osserviamo lo svilupparsi di una lotta primordiale, lo scatenarsi di energie e forze oscure, i sessi si combattono, si ingannano, si attraggono, si ripudiano, spingendosi verso i confini dell’autodistruzione, (s)mascherandosi, mettendo in scena lo spettacolo di una (im)possibile vita in comune.
E intorno si aggirano famelici i mass media, pronti a divorare, catturare, dare in pasto ai telespettatori storie sulle quali costruire ennesime finzioni, davanti alla telecamera si interpreta la propria esistenza, davanti ad un obiettivo le parole, i gesti, le storie diventano vere, la televisione è l’unico testimone possibile, in essa e attraverso di essa si dà spessore e sostanza all’illusione.
Gone girl sembra continuare una nichilista visione dei rapporti umani da parte del regista, la struttura del film segue quella dell’indagine poliziesca, ma con un senso di stanchezza, quasi di apatia, con una serie di personaggi stereotipati che si muovono verso il nulla, con un plot che rischia volutamente di scivolare nei meandri della confusione e poi l’inquietudine, reale, che sentiamo costantemente crescere, c’è un malessere strisciante, che si impossessa dei corpi, delle menti, in esplosioni ipnotiche e devastanti di violenza, il sesso come impulso di morte, i banali e inquietanti interrogativi che ognuno di noi si può essere posto guardando il proprio partner diventando la confessione del fallimento delle di aspettative e sogni, Gone girl è una pellicola che innesca cortocircuiti morali da cui è impossibile tornare indietro, è un horror sulle perversioni di coppia del nostro tempo, sembra non esserci via di uscita da questa trappola, anche se in molti continuano ancora a volerci cadere.
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