Regia di David Fincher vedi scheda film
Quando le luci in sala spezzano in due la visione e ci riportano alla realtà, la sensazione è di una lunga premessa giunta al termine. I canoni sono stati rispettati e i presupposti per uno scoppiettante secondo tempo ci sono tutti. La diabolica dark lady che incastra l'uomo di turno è lì, dietro le quinte, a muovere i fili dei burattini. Le aspettative sono tante. Ma il meccanismo di lì a poco, nonostante un gran scoppiettare di motore, gira a lungo a vuoto e si inceppa rapidamente. Inverosimile, sovente grottesco e pretenzioso, L'Amore Bugiardo è un clamoroso caso di pellicola sopravvalutata, non fosse altro per il fatto che il thriller non sta in piedi, non appassiona, deraglia in fretta. Resta lo specchio dei nostri tempi: un gioco a rimpiattino tra i media, la coppia dei protagonisti, il pubblico televisivo, gli avvocati, le forze dell'ordine. Un arrogante teatrino onanistico che caratterizza tristemente la civiltà occidentale, votata all'individualismo, alla prevaricazione e all'immagine. Fincher continua a scandagliare a suo modo ciò che ci circonda ma, mentre in The Social Network scendeva direttamente sul terreno delle tematiche trattate, qui lo fa tangentemente, ammantando una storia a tinte fosche di vaghi intellettualismi autoreferenziali. Scontati. La TV ha vinto sul cinema. Con gran senso di fastidio e degrado.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta