Regia di David Fincher vedi scheda film
Sto curiosamente incassando proprio in queste ore la delusione di alcuni amici di fb che sono usciti perplessi dalla visione di questo film ritenendolo sopravvalutato. Giudizio nettamente opposto al mio, che è invece di incondizionato entusiasmo. Vedremo i dati del box office per annotare un orientamento generale. Posso solo dire che ad entrambe le visioni cui ho partecipato (in due diverse multisale, e dunque in questi giorni di feste si parla di pubblico "massificato" e in gran maggioranza privo di vocazione cinefila) ho rilevato in sala attenzione e divertimento, ancorchè si tratti di pellicola non certo spettacolare e anzi a tratti puttosto lenta. Per me (se escludiamo il blocco di nuovi film in uscita dal primo di gennaio) decisamente il Film di questo Natale. La pellicola mi ha totalmente conquistato, i suoi ritmi dilatati e la sua concettualità diabolicamente inquietante mi ha affascinato. Stiamo parlando, d'altra parte, di un cineasta come David Fincher, ormai un Maestro, l'uomo che ci ha regalato inestimabili gioielli (alcuni veri capolavori) da Fight Club a Seven, da The Social Network al magnifico Zodiac. E anche qua Fincher non fallisce il bersaglio, realizzando un film che è un monumento cinematografico all'Ambiguità, alle segrete stanze della mente, ai pensieri nascosti che racchiudono i germi della follìa. Ma senza caricare (se non in minime proporzioni) di alcuna spettacolarizzazione, contando anzi su tempi spesso dilatati. Cercando quindi nel pubblico una complicità intellettuale e non dunque attraverso meccanismi ruffiani, insinuando nello spettatore una sequenza di dubbi e di percezioni. Fincher si muove benissimo, sembra danzare in quel contesto di intricatissime ambiguità, in quel coacervo di sentimenti mai chiariti, di rese dei conti sempre dietro l'angolo e sempre disattese, di ipocrisie soffocate e di esistenze represse. Va comunque segnalato il ruolo importante della scrittrice Gillian Flyn in quanto autrice del romanzo originale di cui la stessa Flynn ha curato la sceneggiatura cinematografica. E già che siamo in tema di segnalazioni, una un po' curiosa: tra i produttori troviamo la notissima attrice Reese Whiterspoon. E inoltre la colonna sonora, che è forse poco invasiva ma appartiene ad un personaggio che nel rock contemporaneo è diventato leggendario: Trent Reznor. Qui si parla (l'inizio, la fase dell'innamoramento, è da standing ovation) di una coppia di giovani scrittori che vivono la loro sete di arte e di conoscenza nella New York -appunto- tipica degli artisti. Si conoscono, si annusano e poi dilaga la passione. Ma l'idillio ha vita breve. Sorgono incomprensioni che peggiorano sempre di più. E questo è un punto nevralgico, perchè lo spettatore può riscontare come i due protagonisti reagiscano alle suddette difficoltà secondo criteri a tratti inafferrabili, così come sono imperscrutabili certi meccanismi di reazione della mente umana. Affascina vedere raccontato con uno stile assolutamente intrigante il progressivo evolversi (o involversi?) dei sentimenti profondi e nascosti dei due coniugi. Lui è sicuramente più sobrio (mi si passi il termine del quale non sono del tutto convinto) ma ugualmente perso nei suoi pensieri di uomo deluso, indeciso, e -diciamolo- anche un pò vigliacco, in ogni caso incapace di reagire prendendo una posizione chiara rispetto ai suoi problemi coniugali. Lei...beh, lei...è una summa di pensieri che francamente è impossibile sintetizzare. Una donna in gran parte malata, o almeno con tante ombre che ne offuscano la mente. Lei, di mano in mano che il loro rapporto peggiora, passa intere giornate ad elaborare in solitudine pensieri che rivelano una patologìa psichica evidente. E insomma questa signora mette a punto un piano che definire "diabolico" è puro eufemismo. Obbligatorio fermarsi qua, specialmente se pensiamo al lato hitchcockiano del film (indubbiamente assai presente). Tutto molto (molto) insinuante ed intrigante, come si conviene ad un perfetto thriller psicologico. Qualcuno ha sintetizzato così (e non fa una piega): due monumenti alla menzogna. E -aggiungerei- una durissima (atroce) spallata all'Istituzione del Matrimonio. Un banco di prova clamoroso per due attori già noti per acclarato talento ma che qui assurgono alla dimensione dei fuoriclasse. Ben Affleck sempre più bravo e totalmente calato nella parte...ma questo si supponeva. Quel che sconvolge è la prova di Rosamund Pike, semplicemente devastante. Mi chiedo quale altra attrice avrebbe potuto così magistralmente (e anche coraggiosamente) esplorare i percorsi di una mente sofferente e malata. Mi chiedevo una cosa. Personalmente (per ora) sono single. E allora mi è capitato di pensare...ma una coppia (sposata) che vede questo film, una volta tornati a casa, quanti spunti potrebbe avere per discutere o almeno riflettere? Vabbè è solo fiction, ma qualcosa nella mente potrebbe insinuarsi. Forse.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta