Regia di David Fincher vedi scheda film
"Ti amavo.Ma ci siamo dominati a vicenda,facendoci molto male." "Si chiama matrimonio." Il singolare scambio di battute avviene tra i personaggi principali del nuovo film diretto da David Fincher,uscito con ottimo successo in Estate negli USA,e rimandato abbastanza inspiegabilmente a Natale da noi,ove ancora capita di risultare come l'ultimo Paese in cui viene distribuito un film dalle grosse potenzialità commerciali (la "svalutazione" in termini di incassi di "Prometheus" e "Guardiani della Galassia" ancora non ha insegnato nulla,evidentemente). Da un thriller firmato da Gillian Flynn,che ne firma pure la sceneggiatura,una pellicola che cambia registro più volte nel corso della storia,parte come un thriller,e diviene via via un apologo zannuto sulla fenomenologia del sensazionalismo all'americana al tempo dei social network,per poi tornare un giallo su due binari paralleli,e concludersi con un guizzo satirico e amaro.Piuttosto lungo,quasi due ore e mezza,che però,tranne un paio di rallentamenti a metà strada,scorrono assai bene,il film è,a prima lettura,o superficialmente,se si preferisce,piuttosto misogino e abbondantemente disincantato circa donne,matrimoni e famiglia:ma,dato che è scritto da una donna,bisogna andare oltre e leggervi un accanito e sardonico,a un tempo,dramma e parodia di una società che fa della morbosità curiosa e delle apparenze che devono delimitare la cornice del tutto,come appigli cui attaccarsi per mantenere l'equilibrio in un'epoca in cui disoccupazione e divari sociali sono tornati a farsi voce quotidiana.Lo spettatore più scafato sui thriller,pur apprezzando la capacità di Fincher di dare spazio alla costruzione del quadro totale e contemporaneamente alla definizione di ogni carattere di una certa importanza nel racconto,annuserà con successo tutti i colpi di scena della pellicola,che non sono pochi.Però,appunto,il film è da guardare,nonostante paia,a tratti,un dichiaratissimo omaggio a "Natural Born Killers" di Stone e "Basic instinct" di Verhoeven,di cui ricalca per certi versi una celebre scena,come un compendio a "The Wolf of Wall Street" per una lettura critica e agguerrita della società statunitense degli ultimi anni.Nel cast,Ben Affleck offre una prova valida nell'interpretare un ruolo a più strati,ora spaesato,a tratti reticente e a volte meschino,ma risalta ancor più l'ottima Rosamund Pike,che potrebbe ambire a premi molto importanti per un personaggio complesso,evocato nella prima parte,e più presente nella seconda.
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