Regia di Michele Soavi vedi scheda film
Nel secondo dopoguerra Adriano Olivetti prende le redini della ditta di famiglia, trasformandola in un piccolo impero economico nazionale e riuscendo a sconvolgere metodi produttivi e impostazioni politiche e morali della Olivetti. Nonostante un grave tradimento subìto, un amore travagliato per una donna più giovane di lui e una morte tuttora non del tutto chiara.
Dopo un inizio di carriera folgorante nel giro dell'horror nostrano (Deliria / La chiesa / La setta), dalla fine degli anni Novanta Michele Soavi si è dedicato quasi esclusivamente alle più redditizie, ma artisticamente meno ambiziose fiction televisive. In particolare ha sempre dimostrato una certa propensione verso lavori di impegno civile, dai sequel di Ultimo a Uno bianca; che c'entra quindi questa ricostruzione della (seconda parte della) vita dell'industriale Adriano Olivetti? C'entra, eccome: perchè trattasi di personaggio che ha affondato le sue radici non solo nell'economia del Paese, ma anche nella politica, nella cronaca e, se si vuole, anche nell'etica industriale, nel modo di gestire un'azienda di rilevanza nazionale compiendo non sempre le scelte più facili, ma puntando a rispettare il più possibile la propria morale. In sè il film non è niente di che: due puntate da poco più di cento minuti ciascuna, per l'apposita trasmissione in prima serata Rai, ritmo blando, personaggi monodimensionali, dialoghi di una banalità sconcertanti, una confezione appena patinata, senza grosse pretese. Se però il protagonista dispone di sufficiente forza è anche merito di Luca Zingaretti, al cui fianco vengono schierati sul set, fra gli altri, Francesco Pannofini, Stefania Rocca, Massimo Poggio, Elena Radonicich, Francesca Cavallin. Sceneggiatura: Franco Bernini e Silvia Napolitano. 2,5/10.
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