Regia di Ron Howard vedi scheda film
Raccontando la vera storia della Essex, la baleniera il cui affondamento ad opera di una balena bianca sarà fonte d'ispirazione per il Moby Dick di Herman Melville, Ron Howard non vuole (vorrebbe?) raccontare semplicemente l'epopea del capitano Achab ma spiegare invece come si sia giunti ad una storia fantastica attraverso un veritiero racconto di uomini "reali", coraggio e intraprendenza ma anche dello scontro, ormai inevitabilmente, tra l'uomo e la natura, rappresentata quest'ultima dall'enorme capodoglio e dalla sua sete di vendetta sugli uomini che tentano di asservirla alle loro necessità.
Ma all'ultima pellicola di Ron Howard sembra mancare proprio questo: di un "cuore" o di un centro emozionale, fondamentale nell'opera di Melville ma probabilmente inutile in un prodotto invece così prettamente hollywoodiano.
Il risultato è un racconto molto convenzionale, finemente cesellato ma senz'anima, costruito minuziosamente per sfruttare uno dei più grandi capolavori delle letteratura americana ma che non riesce sorprendentemente a stimolare, apparendo al contrario scontata o addirittura banale.
Siamo molto lontani, quindi, dall'epicità e dalla tensione di un Master and Commander, per esempio, cercando di confrontarlo con pellicole con una qualche affinità di temi, ben superiore sia strutturalmente che narrativamente a quest'ultimo blockbuster.
Di primissimo livello invece l'apparato tecnico: dalla fotografia di Anthony Mantle, piuttosto lisergica e regalando quindi al racconto dei contorni irreali, quasi favolistici, come se fossimo intrappolati in un dipinto ad olio dell'epoca, ai costumi di Julian Day o al fotorealismo della CGI che da vita a capodogli possenti e verosimili, davvero molto ben realizzati.
Purtroppo però i personaggi, interpretati d aun ricchissimo cast che comprende Chris Hemsworth, Cillian Murphy, Tom Holland, Ben Whishaw, Benjamin Walker, Brendan Gleeson, Frank Dillane e Michelle Fairley,risultano invece bidimensionali e con largo uso di troppi clichè hollywoodiani: dalla cinica e glaciale caratterizzazione degli spietati armatori al dualismo tra Chase, il "nobile" primo ufficiale della Essex, e l'inetto capitano Pollard, in quanto figlio della nuova aristocrazia, ovviamente capitalistica, della città; dalla sacrificabile e variopinta etnicità dell'equipaggio, vittima inconsapevole (?) di un gioco più grande di loro al giovane e inesperto mozzo, ultimo arrivato e testimone/narratore della storia, che viene presso sotto l'ala protettiva del primo ufficiale/protagonista del film.
Tutte relazioni interpersonali che attingono abbondantemente a format cinematografici prestabiliti ma che stridono, e non poco, nella loro improbabilità con l'accuratezza della ricostruzione storica.
Solo in brevi momenti, comunque, il film riesce a sfruttare efficacemente certe potenzialità, non solo intese come scontro imprescindibile tra Uomo e Natura, reso ulteriormente precario dall'inevitabile progresso dei primi e dalla sua inesauribile ricerca di nuove risorse, ma anche come scontro tra due forze opposte che devono imparare a convivere e della Natura che, semplicemente, interviene per ristabilire un equilibrio minacciato sempre più spesso dalle prevaricazioni degli uomini.
VOTO: 5
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