Regia di Gennaro Righelli vedi scheda film
Un operaio con la passione per il bel canto ha l’occasione della vita: sostituire alla radio un famoso tenore, momentaneamente afono, spacciandosi per lui. Ma, una volta assaggiato il successo, l’uomo decide di non voler rimanere una voce senza volto.
Quella di Voce senza volto (titolo effettivo sulla pellicola, e non La voce senza volto come erroneamente riportato un po’ dappertutto in rete) è una storia ingenua, favolistica, adatta a un’Italia come quella del 1939 che viveva ormai assopita nell’incubo del fascismo e si apprestava a entrare in guerra. Una nazione nella quale i rigidi dettami del regime mussoliniano impedivano tassativamente le emozioni eccessive e le tragedie senza rimedio sul grande schermo: ecco che questo leggerissimo copione di Riccardo Freda, Corrado D’Errico, Ivo Perilli e Aldo De Benedetti, dal finale trionfale e rigurgitante speranza, ricolmo di canzonette più o meno popolari dell’epoca, fa proprio al caso nostro: poteva uscire solo in quel preciso momento. Questa pellicola è una sorta di antenata del musicarello, che avrà però dalla sua dei toni ben più frivoli e una componente smaccatamente comica; Voce senza volto è invece un film serissimo, quasi drammatico per lo meno in partenza, al quale manca inoltre la venatura apertamente sentimentale per poter essere classificato nel filone del melodramma. In comune con quest’ultimo genere e col musicarello, comunque, ha la presenza di un divo della canzone contemporanea nelle vesti di protagonista (canterino, ci mancherebbe altro), e cioè il tenore Giovanni Manurita; al suo fianco troviamo buoni comprimari del calibro di Carlo Romano, Vanna Vanni, Romolo Costa, Elsa De Giorgi, Laura Nucci e Claudio Ermelli. Di sicuro si è trattato di un lavoro perfettamente nelle corde di un regista ‘popolare’ come Gennaro Righelli, che infatti lo porta a compimento in maniera assolutamente professionale. 3,5/10.
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