Regia di Filippo Ottoni vedi scheda film
Il goffo e timido Donald cerca invano lavoro a New York, finché conosce Paul che lo convince a diventare detective (sborsando fior di quattrini...). Il primo caso di Donald e Paul trascina la coppia in una vicenda torbida tra famiglie mafiose italiane, con tanto di matrimonio combinato tra i due giovani rampolli (non consenzienti); i due volano quindi a Roma per fare giustizia, riuscendo a finire in un mare di guai.
Negli anni Ottanta il cinema di genere italiano prese una particolare china assecondando la quale si tentava in ogni modo di scimmiottare i successi di botteghino provenienti da oltreoceano, con risultati a volte anche gradevoli – ma molto più spesso indecenti, sconfinando apertamente nel trash e nel poveristico. Qui il budget è invero discreto e non mancano neppure i nomi di un certo rilievo nel cast, ma soprattutto colpisce la volontà di replicare una pellicola comica (neanche a dirlo: Scuola di polizia, diretta nel 1984 da Hugh Wilson) a fronte di innumerevoli scopiazzature di action, fantascientifici e thriller. Asilo di polizia è un film demenziale per statuto, che avanza a testa alta tra gag talvolta scioccherelle o infantili, qualche boutade politicamente scorretta (la segretaria di colore investita da giochi di parole con il termine 'nero') e un po' di sana commedia slapstick o per lo meno basata sull'azione e sugli scenari più prevedibili – ahinoi, in questo caso – dell'ambientazione in terra italica: Colosseo, torre di Pisa e gondole veneziane sono ovviamente presenti. Ma lo è anche lo stereotipo dell'italiano mafioso, tratteggiato come una caricatura, e tutti questi dettagli lasciano intuire la volontà di esportare il prodotto negli Stati Uniti; non particolarmente azzeccata la scelta di affidare la regia a Filippo Ottoni, poca esperienza e mano traballante, mentre il copione è principalmente made in the USA, con le firme dei due (ottimi) protagonisti, David Landsberg e Lorin Dreyfuss, affiancate a quelle dello stesso Ottoni. Nel cast anche Christian De Sica, Valeria Golino, Mario Brega, Luigi Montefiori, Ennio Antonelli, Alberto Farnese e Rik Battaglia; musiche discutibili (ma tutta la vena synth pop di quel periodo lo è) a cura di George S. Clinton, che – curiosità e nulla più – plagia brutalmente la base di Esatto (di Francesco Salvi) nei primissimi minuti del film. 4/10.
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