Regia di Franco Maresco vedi scheda film
In un paese come il nostro, omologato verso il basso e il compromesso ad ogni livello, a voler fare i controcorrente, i cineasti puri (vedi Claudio Caligari) ci si rimette e si paga un prezzo alto. Franco Maresco, separatosi da Daniele Ciprì, ha intrapreso la strada impervia del documentarista con un occhio sempre attento al mondo freak e alle atmosfere di CINICO TV. Dal 2011 si era messo in testa di raccontare i legami di Berlusconi con la Sicilia: l’origine delle sue fortune negli anni settanta si chiamano Bontate, Mangano, Cinà…roba da far tremare i polsi. Le vicende del passato si legano all’impresario di cantanti neomelodici Ciccio Mira (un personaggio vero che sembra uscito dai filmati in b/n sullo sfondo della Palermo apocalittica firmata Ciprì e Maresco e, non a caso, le sue parti sono fotografate da Luca Bigazzi in quel tipico bianco e nero). Questi fa da cicerone in quel di Brancaccio e da collante tra le beghe di due giovani cantanti della sua scuderia: Salvatore De Castro meglio noto come Erik autore di Voglio conoscere Berlusconi, leit-motiv cantato da Vittorio Ricciotti, piccola star napoletana (per l’occasione) del quartiere sopraccitato palermitano. Il critico cinematografico Tatti Sanguineti viene a sapere che l’amico Franco ha rinunciato al film per motivi laterali e contingenti. La materia toccata è incandescente, nonostante abbia intervistato il senatore Dell’Utri, dominus siculo legato a filo doppio con l’ex cavaliere, due pentiti di mafia e alcuni giornalisti – non trova la quadra di ciò che ha in mente. Sanguineti va alla ricerca del regista resosi latitante e ripercorre le tappe del progetto incentrato ora sulla figura di Mira: il quale preferisce non pronunciare la parola mafia, votare Berlusconi dalla prima ora ed essere arrestato nel 2013 per associazione mafiosa. Maresco spostando l’asse portante del suo film (volutamente grottesco come la Sicilia e l’Italia narrata) sull’impresario musicale, figlio nostalgico di un vecchio mo(n)do di concepire e accettare la mafia; paradigma di certo popolo che non ama e non riconosce lo Stato – salva e porta a compimento un’opera che lo ha prostrato e condotto alla depressione.
Belluscone - Una storia siciliana (2014): locandina
BELLUSCONE – UNA STORIA SICILIANA è una piccola storia d’Italia fatta di marasma senile generalizzato che ha colpito tutti indistintamente. Sul filo del suo pessimismo filosciasciano Maresco si chiede a cosa è servito moltiplicare commemorazioni su Falcone e Borsellino quando i suoi conterranei non sanno e non vogliono sapere, schiere di giovani affascinati dall’effimero, dalle insegne luminose, dalle luci flou della tivù berlusconiana. La profezia di Orwell si sta avverando ogni giorno di più, dice sempre l’autore di TOTO’ CHE VISSE DUE VOLTE e ormai non c’è più differenza tra la notizia, la vita o il sentimento. L’umorismo nero dettato dalla sua voce beffarda attenua lo squallore antropologico che emerge sotterraneo dall’ora e mezza + gli imprescindibili e feroci extra di BELLUSCONE.
Belluscone - Una storia siciliana (2014): Ciccio Mira
Belluscone - Una storia siciliana (2014): Tatti Sanguineti
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