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Belluscone - Una storia siciliana

Regia di Franco Maresco vedi scheda film

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La recensione su Belluscone - Una storia siciliana

di mm40
8 stelle

Franco Maresco decide di indagare sui rapporti Berlusconi-mafia. Ma chiunque intervisti, dallo scalcagnato impresario di sagre paesane Ciccio Mira all'ex senatore Dell'Utri, braccio destro siculo dell'ex cavaliere, si mostra ritroso o addirittura sprezzante. Maresco rinuncia e lascia il testimone al critico cinematografico Tatti Sanguineti.

 

Il capolavoro di Franco Maresco, il film italiano del 2014: Belluscone - Una storia siciliana rappresenta la vetta del cinema dell'autore palermitano, per la prima volta qui affrancato dal sodale storico Daniele Ciprì. Docufiction in cui non si capisce mai cosa e quanto sia reale per davvero, Belluscone è la ricostruzione - alla Maresco, chiaramente - dei rapporti intercorsi fra Cosa nostra e Silvio da Arcore, imprenditore da sempre notoriamente vicino ai clan malavitosi. Era d'altronde l'unico modo per affrontare il discorso senza incappare in denunce o attentati, anche se le prime in effetti non sono mancate (ma non da chi si poteva presupporre). Il regista gioca inoltre la carta del film-nel-film, mettendo en abyme l'amico Tatti Sanguineti, autoironico conduttore dell'inchiesta nell'inchiesta (ovvero: dov'è finito Maresco mentre girava Belluscone? Risposta, di una poesia sublime: il regista non è riuscito ad abbandonare i suoi mostri - l'oggetto misterioso su cui indagava - ed è fuggito con loro). Quello che l'autore è riuscito a far dire ai suoi intervistati in questa opera è semplicemente incredibile: è la dimostrazione che esistono (almeno) due Italie e che chi non vive in Sicilia non potrà mai capire esattamente cosa significhi viviere quotidianamente a stretto contatto l'esperienza della mafia. Al di là dei cantanti neomelodici, delle sagre di paese, delle alternanze colore/biancoenero e degli squarci sui quartieri centrali palermitani (tutto materiale comunque esteticamente godibile, in piena sintonia con la visione del cinema da parte di Maresco), di Belluscone rimangono una serie di interrogativi inquietanti, di domande irrisolte perchè forse - Sanguineti ce lo dice, appunto - irrisolvibili. E in tutto ciò Silvio Berlusconi c'entra, sì, ma soltanto come uno degli elementi in questione. La questione, ahinoi, è molto più ampia e preoccupante. Due anni e mezzo per girarlo: ne è valsa senz'altro la pena; Ficarra e Picone compaiono come guest stars in una sequenza buffa verso il finale; opera coraggiosissima (non secondario l'apporto del giornalista Pino Maniaci, perseguitato dai clan mafiosi e che compare sullo schermo), è stata premiata a Venezia con il Premio speciale della giuria Orizzonti e con il Premio Arca cinema giovani: meglio che niente, ma in ogni caso davvero poco. 8/10.

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