Regia di Franco Maresco vedi scheda film
"Vorrei conoscere Berlusconi...."
Un motivetto imperante e "neomelodico" in una terra siciliana indolente e passiva,un passepartout da concerto rionale,esplicativo nel parlare di un "amore" (s)consacrato verso l'ex premier Berlusca......
"Belluscone una storia siciliana" si presta gia' nell' irriverenza del titolo a pellicola "sui generis" dotata di appeal naif, "mockumentarysta" per vocazione piu' che per convinzione.Il redivivo Franco Maresco dopo la divisione dal sodale Cipri' sceglie cosi' una strada "tortuosa",non applicabile agli standard del cinema italiano odierno.Come un ultimo "resistente" o rivoluzionario d'un mondo di materia pasoliniana,dolente e acido a tratti,Maresco popola di figure grottesche un isola assuefatta dal malaffare.
Nella Palermo di oggi il regista sceglie le piazze dei rioni popolari come Brancaccio,affollandole di novelli sottoproletari che hanno perso coscienza e memoria,anestetizzati dal modernismo delle TV,come quelle ragazzine tutte "piercing e "feisbuk",che qui appaiono in costrittivi collant ad implorare un bacio da un ipertatuato e lampadato cantante di Ercolano.
Ed è proprio qui il punto cruciale della storia,Maresco in origine avrebbe dovuto parlare delle malefatte Berlusconiane,dei suoi agganci "politici" in Sicilia e dell'influenza nei seggi palermitani del partito di "Forza Italia".
Ma tra sviste e incidenti di percorso di varia natura,lo scostante Maresco sembra aver perso la bussola,il film che doveva essere non lo è piu',lui "sparisce" letteralmente nel nulla........
Sopravviene cosi' la figura di Tatti Sanguineti come "investigatore",che nella consolidata veste da intellettuale sbracato si lancia tra i vicoli palermitani alla ricerca di Maresco.L'inizio del viaggio del "pantofolato" Sanguineti è quasi la svolta filmica,nella sua indagine il critico incontra gente di ogni tipo che lo guida sulle orme del viaggio "berlusconiano" di Maresco.
Nulla è come sembra in questa interessantissima opera,nonostante l'aura sbrindellata e genuina,il talento di Maresco è ancora incisivo e graffiante come nei tempi piu' fastosi del "Cinico tv".
Nessuno potrebbe mai credere o pensare che esistano dei paralleli tra il Berlusca e un accozzaglia di esuberanti cantori di un genere musicale molto in voga nella Palermo periferica.Ed è infatti da li che si trasporta il Sanguineti come un alter-ego di Maresco,che in finti spezzoni di repertorio depaupera d'onesta' la sua Palermo nella voce e nella mimica ruspante di tal Ciccio Mira.
Un personaggio grottesco il Ciccio Mira,figlio di una Palermo omertosa del dopoguerra ed anch'egli in chiaro odore di Mafia.Le riprese in bianco/nero dal sapore volutamente sgangherato ci donano l'immagine da palermitano-medio del Ciccio Mira,come "simulacro" di un isola (e di un Italia) che purtroppo è stata e sempre sara'.Oggi Ciccio Mira si presta come "manager" dei tanto amati cantanti "neomelodici",giovani che nel loro modernismo di marca "De Filippiana" inneggiano al cavaliere in canzoni di dubbio gusto,portatori di un teatrino dell'assurdo che qui trova la parabola nei visi da "pseudotronisti" di tal Vittorio Ricciardi ed "Erik".
Maresco sceglie cosi' una costola periferica della sua Sicilia per parlarci di storie che gia' conosciamo, ma la sua intelligenza risiede nel ritagliare cio' in un mondo "inedito",portandoci alle radici del fenomeno "neomelodico" nell'Isola,dalle sue collusioni con gli "ospiti dello stato" ai "pizzini" in codice da leggere nelle feste di piazza.Il tutto appare paradossale ai nostri occhi,ma ci aiuta a capire influenze mafiose e politiche che da sempre impregnano la Sicilia.Significative in cio' le "apparizioni" tra il mistico e chiarificatore dove vediamo intronati il senatore Dell'Utri e il mascherato pentito di mafia Gaspare Mutolo che "dicono" la loro sul fenomeno mafia e "Berlusconismo".La regia offre cosi' un coacervo di personaggi che passa tra gustose "interviste" a gente "che conta" ma anche a cantanti neomelodici,nonchè a stacchetti da "veline" che avvengono in dubbie televisioni locali sulle note del "Bunga bunga".Immagini che rasentano il ridicolo,incisive nello speronare il confine tra il buon gusto e il trash,ma Maresco si sa che è un maestro nell'inscenare lo "sproloquio" dell'immagine che non è piu' quello dei disadattati del "Toto' che visse due volte" ma è parte di una societa' odierna governata di TV ed edonismo.
In "Belluscone......" è quasi chiaro l'obiettivo dissacratorio del regista verso un sistema lacerato dalle fondamenta,quasi una "parasocieta' " dove lo stato non esiste,ma senza dichiararlo esiste una "legge" sommersa di malaffare alla quale tutti obbediscono.
Berlusconi c'è e si vede a tratti in immagini di repertorio di giovane e rampante manager,che scala il successo grazie ad "amicizie" che contano.
Nonostante l'incompletezza (forse voluta) è la disomogeneita' del filo conduttore,"Belluscone....." è un film geniale pur nell'empirismo dal quale è contraddistinto, in una lettura che appare energica e graffiante,lucida nel sondare il terreno di una "terra di conquista" come la Sicilia.Maresco ci riporta cosi' al cinismo da commedia all'italiana annoverando "nuovi Mostri" di " Risiana" memoria, un campionario "berlusconista" volgare,grottesco e comico dove si ride moltissimo,seppur amaramente-
"Belluscone......" appare cosi' com'è,genuino nella forma pur mantenendone una lettura mai banale,una "perla" che nel panorama del nostro cinema è assolutamente imperdibile.......
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