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Belluscone - Una storia siciliana

Regia di Franco Maresco vedi scheda film

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La recensione su Belluscone - Una storia siciliana

di lamettrie
8 stelle

Un gran bel documentario, profondo e intelligente, sull’epoca (solo apparentemente) appena terminata in Italia: il berlusconismo.

Maresco dimostra ancora una volta la genialità, la gran tecnica e l’ammirevole tensione morale e civica che lo contraddistinguono. E ci mostra alcuni degli aspetti più importanti del successo, imprenditoriale prima e politico poi, dell’appena defunto Berlusconi, a 87 anni. Tra questi svetta l’ignoranza: un paese con un’opinione pubblica degna di tal nome non avrebbe mai permesso a questo criminale seriale di stare fuori dalle galere, almeno dai 40 anni in poi (ovvero dagli anni ‘70), nonché addirittura di assurgere alle massime responsabilità dello stato.

La denuncia dell’ignoranza della società italiana, in almeno alcune sue ragguardevoli parti, è chiarissima. Come lo è quella su tutto l’impegno con cui Berlusconi, da imprenditore prima, e da politico poi (ma i due elementi stanno l’uno con l’altro in piena fusione) è riuscito a rafforzare l’ignoranza. Il kulturkampf berlusconiano, il suo piano di battaglia culturale, ma contro la cultura, è stato efficacissimo e vincente.

L’ignoranza; l’evasione da ogni aspetto serio e importante (fra quelli veri) per la vita del paese; il depistaggio sistematico; l’adeguamento pressoché vocazionale all’omertà, che pure non apparteneva all’educazione di questo figlio di, non certo ricchi, impiegato di banca di Milano e casalinga; l’insabbiamento metodico di tanti mali inferti alla società italiana; lo spostamento scientifico dell’attenzione pubblica su aspetti futili, per oscurare quelli seri: questa è la cifra della missione culturale dell’uomo che, nel dopoguerra, più di ogni altro ha contribuito a peggiorare la metastasi della società italiana, rendendola sempre più rimbambita, istupidita, insensibile verso ogni cosa che meritasse plauso umano, morale e culturale. Peggio di un Andreotti, o di un Gelli: il che la dice lunga, dato il paragone con giganti della illegalità e del potere nazionali. Al netto di tutti i disastri compiuti negli stessi anni dal centrosinistra, che con Berlusconi era connivente. Del resto, nella seconda repubblica, centrodestra e centrosinistra stanno rappresentando le due anime (discordi appena in apparenza, e mai per le questioni davvero rilevanti per l’interesse pubblico) del capitalismo al potere, come purtroppo accade in tanti dei paesi più avanzati del mondo (addirittura così vengono definiti, gli Usa e tanti altri!)   

La riuscitissima, e indiscutibile, sintonia di Berlusconi con la criminalità organizzata (ampiamente attestata da miriadi di prove, quasi sempre nascoste, e qui ben lumeggiate dal grande regista palermitano) è forse la prima causa del suo successo personale. Senza tale appassionata sintonia, con i peggior mafiosi del mondo, non avrebbe mai potuto costruire negli anni ’70 un complesso di centinaia di appartamenti residenziali di lusso in Milano, un uomo la cui famiglia, come detto, non era nemmeno lontanamente ricca, tanto da compiere investimenti che oggi sarebero accessibili solo a plurimilionari dai patrimoni sbalorditivi.

L’alleanza di ferro con Bontate e altre grande famiglie mafiose, di cui ha riciclato il denaro guadagnato con droga, estorsione…  gli ha permesso la liquidità necessaria per costruirsi un impero: questa la tesi più accreditabile, come noto, sulla sua scalata imprenditoriale. Una scalata che farebbe vergognare quasi chiunque, ma non chi ha solida tempra del delinquente, che vede lo stato come il primo nemico, come Maresco mostra bene essere non così raro in quella Palermo che vide spuntare un proprio rampollo come Dell’Utri, la mente politica di Berlusconi.  

E poi il passaggio indispensabile: l’impegno in politica che ricalca l’opposto della politica. Il servizio al bene pubblico che diventa interesse egoistico, individualistico e delinquenziale, quello dell’impunità dalle giuste pene, contro l’interesse della società.

In tale senso il padrino di Mediaset rappresenta una esemplare incarnazione dei vincenti della storia, soprattutto ai tempi dello strapotere del capitalismo, da 200 anni almeno, ma anche prima: l’impunità dei criminali ricchi, a danno disastroso delle maggioranze, senza nessun altro interesse.

È stato un faro poi di tanti potenti delinquenti di tutto il mondo: usare il denaro, accumulato iniquamente, al fine di crearsi quel potere mediatico che gli permettesse di ingannare l’opinione pubblica, avvelenandola fino a cercare di distruggerla. Il giornalismo più raccapricciante, nel disprezzo della deontologia di questa invece fondamentale professione, è il massimo livello etico che il berlusconismo abbia mia raggiunto.  

Poi, come dicevamo, arriva l’obbligo dell’impegno politico, per garantirsi una latitanza dorata e influentissima: che permette anche di manipolare il giornalismo di stato, la magistratura, i politici (e quindi la scuola…) . Tutti ridotti a servi interessati, prontissimi a prostituire le proprie funzioni nell’interesse pubblico, trasformandole in macchine dell’illegalità impunita e della menzogna, per la propria esclusiva carriera, ancora una volta coerentemente e invincibilmente individualistica, nonché filodelittuosa.

Questo è il berlusconismo, storicamente: uno dei peggior parti della società italiana che hanno fatto scuola nel mondo, sebben non al livello della Controriforma, delle mafie, del fascismo. Ma in quel solco, secolare.

Maersco, mirabilmente, ci indica l’humus del degrado umano, morale, culturale, civile, politico e legalitario che ha permesso a Berlusconi di avere un immane consenso: non solo lo 0,5 dei delinquenti come lui (e dire che non si sa ancora nulla di vero, forse, sulla morte di Iman Fadil, il che aggiungerebbe probabilmente un altro spaventoso tassello, il peggiore, a questa galleria degli orrori). Tale 0,5% sarebbe stato il più lusinghiero bottino elettorale che mai si sarebbe potuto sognare di raccogliere, se fossimo stati in una nazione appena normale.

Il Berlusconi salvatore, elargitore di miglioramenti reali, capace di “mangiare e dar da mangiare”: tutte queste terrificanti menzogne patologiche hanno vinto, come Maresco ci mostra. Apoteosi dell’immagine che nega ogni sana ricostruzione del dato di fatto operata nell’interesse di tutti.

Nessuno come Berlusconi ha saputo mettere in pratica così abilmente il programma dell’uomo più importante della Prima repubblica: Licio Gelli. E infatti, con il controllo illegale su editoria, sport, economia, politica… è diventato l’uomo più importante della Seconda repubblica.

Questo quadretto rientra in una società antidemocratica, la nostra come quasi tutte, egemonizzata da una dittatura dolce, proprio per il rincretinimento di un elettorato lobotomizzato, sadomasochistico, che per farsi ingannare ha bisogno di ben poco. E che così disprezza i suoi reali benefattori, e adula i suoi ladri e distruttori.

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