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Ora zero

Regia di Edgar Reitz vedi scheda film

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La recensione su Ora zero

di Baliverna
8 stelle

Secondo me è una delle migliori opere del Reitz pre-Heimat, che testimoniano una lenta e progressiva maturazione dell'autore. Benché il regista ci dia un ritratto piuttosto triste della Germania post-bellica, non c'è neppure il cinismo leggero, gli sperimentalisimi, o le sgradevolezze dei suoi primi film.
La pellicola narra la vita quotidiana di alcuni personaggi che vivono in un gruppetto di case, neppure un villaggio, nella campagna attorno a Lipsia, subito dopo la fine della guerra. I russi stanno occupando il territorio della futura DDR secondo gli accordi intercorsi con gli americani, e questi ultimi cedono loro il passo. In questa situazione di attesa, sbandamento, e speranze più o meno mal riposte, si svolge l'azione del film. Il tono della narrazione è assolutamente quotidiano, tanto che sembra di vedere il filmato di avvenimenti veri, non recitati. Gli attori stanno magnificamente al gioco. Il regista dirige con mano ferma e senza enfatizzare nulla; stranamente si concede alcune gru che danno un po' nell'occhio. Quando filma il ragazzo e la ragazza da soli c'è persino spazio per un po' di lirismo e di particolari atmosfere, che sembrano andare all'essenza nascosta delle cose.
I russi, mentre si presentano come liberatori, sono in realtà degli occupatori, i cui soldati si divertono a vessare la popolazione civile. Il futuro della DDR ne sarà un'altra prova. Gli americani, dal canto loro, se ne vanno sbattendo la porta e neppure essi sono teneri con la gente del luogo. Nessuno dei due, in ogni caso, vuole bene ai tedeschi, un po' per vendetta verso il nazismo e un po' perché vogliono soggiogare la nuova Germania.
Tra i personaggi c'è uno del gruppetto di case che ripone radiose speranze in Stalin e nei russi, ma i soldati non lo trattano per questo con più riguardo degli altri. Per di più è un ex-nazista (neppure in Italia mancarono gli ex-fascisti che passarono in quegli anni nelle file dell'estrema sinistra). Il ragazzo, invece, idolatra gli americani e l'America; anche lui, però, è un povero illuso. E' una persona inquieta, che si agita in mille progetti, perché vuole uscire dall'indigenza subito, verso un futuro entusiasmante. Ma in quei frangenti è meglio starsene quieti e aspettare che le acque si calmino; poi incominciare a lavorare con costanza e umiltà per migliorare la situazione.
Il film è in generale un interessante spaccato sulla vita quotidiana in Germania, e di riflesso sull'immediato passato e sui grandi sistemi politici che si stavano fronteggiando nel 1945.

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