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Il giovane favoloso

Regia di Mario Martone vedi scheda film

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La recensione su Il giovane favoloso

di ethan
6 stelle

Si sa il biopic è un sottogenere molto ostico per natura e quando il protagonista è un genio della Letteratura non solo italiana ma mondiale come Giacomo Leopardi (Elio Germano) lo è anche di più: Mario Martone, con 'Il giovane favoloso', riesce a metà nell'impresa di far 'rivivere' il poeta recanatese con un'opera molto scostante e diseguale, con una prima parte - riguardante l'infanzia e la gioventù del poeta, vissuta nel paese nativo, immerso negli studi nella fornitissima biblioteca di famiglia, alle prese con il severo padre (Massimo Popolizio) e i primi problemi legati alla salute malferma, che lo minano nel fisico e ne deformano l'aspetto - molto convincente a cui ne sussegue una seconda a dir il vero confusa.

Una volta che Leopardi lascia l'ambiente familiare, ben descritto dall'autore, la narrazione si sfalda e si perde nella frammentarietà dei vari episodi, prima in una Firenze che sembra non apprezzare appieno la sua arte, non dal punto di vista formale ma dei contenuti, segnati da pessimismo cosmico e disperazione, poi in una Napoli martoriata dal colera, in cui il letterato è quasi un corpo estraneo, perso nei suoi pensieri e affranto per le sue precarie condizioni fisiche.

A testimonianza dell'alternanza tra ciò che funziona e ciò che stona nel film, si possono prendere due sequenze, che simboleggiano tale dualismo: la prima, splendida ed emozionante, è quella dove viene declamato 'L'infinito', mentre la seconda è quella nel bordello napoletano, totalmente al di fuori del contesto sin lì narrato, una vera stonatura, oltretutto in una parte già di per sé piena di incertezze.

Discorso a parte merita la grande prova di Elio Germano (8), che trovo perfettamente calato nella parte: l'attore romano riesce ad incarnare tanto la sofferenza fisica del poeta, con la sua camminata rannicchiata, oppure disteso in posizioni innaturali a tavola o nel letto per ovviare al dolore, quanto più quel 'male di vivere', ben rappresentato nella sua poetica, evitando di strafare, di andare sopra le righe, come gli era ad esempio successo in 'La nostra vita'.

Voto: 6,5.

 

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