Regia di Mario Martone vedi scheda film
Parto da una premessa, ciò di cui vado a scrivere per me non è cinema ma Tv d’autore, come quella che faceva Rossellini dagli anni sessanta in poi. Fin da NOI CREDEVAMO, opera didattico-ribelle, Mario Martone dopo essere stato il regista più innovativo e originale degli anni novanta (come negli anni ottanta lo era stato per il teatro), coi danari di 01 e della Rai ha intrapreso la strada televisiva del suo cinema, nello stile e nel linguaggio.
Ne IL GIOVANE FAVOLOSO ci viene raccontata la storia del più celebre poeta italiano, ancora attuale e valido, a dispetto di Niccolò Tommaseo. Giacomo Leopardi da Recanati, figlio del conte Monaldo, fratello maggiore di Carlo e Paolina. Un’educazione rigida e cattolica, formatosi nella ricchissima biblioteca paterna viene allevato culturalmente dal padre stesso e da precettori ecclesiastici. Le sue capacità di tradurre dal greco e dal latino sono precoci, ama la glottologia e comincia a scrivere canzoni a tema. Lo studio matto e disperatissimo sono fonte di erudizione e l’accentuazione di alcuni malanni fisici quali la tubercolosi ossea che lo colpirà. Nella “prigione” di Recanati e alla finestra dello studio dell’amata biblioteca nasce e cresce anche un filosofo, uno scrittore, un filologo, nonché un finissimo poeta. Spedisce lettere e intreccia corrispondenze con letterati, in particolare Pietro Giordani che soggiornerà cinque giorni a casa Leopardi. La fama del poeta comincia a diffondersi nei salotti letterari e tra gli appassionati. Giacomo si scontra con le rigidità morali del padre, con la madre - donna fredda e anaffettiva, profondamente religiosa al limite della superstizione – con la quale non avrà mai un buon rapporto, urla il suo odio contro questa vile prudenza e solo a ventiquattro anni riesce ad andare via dalle Marche (allora appartenente allo Stato Pontificio) per approdare a Firenze. Sotto l’egida di Giordani conosce i maggiori letterati dei primi dell’ottocento dai quali riceverà persino stroncature e critiche. Stringe amicizia e vive con il napoletano Antonio Ranieri, giovane affabile e prestante con numerose conoscenze anche politiche. Giacomo si invaghisce dell’aristocratica e sua grande ammiratrice Fanny Targioni Tozzetti. Lei ha un flirt con Ranieri ma con Leopardi c’è solo affinità poetica. A Roma fa un’ideale e lunga anticamera prima di arrivare a Napoli per ristrettezze economiche. Accudito da Antonio e dalla sorella di lui Paolina chiude la sua breve esistenza alle pendici del Vesuvio, a Torre del Greco e all’ombra di una ginestra.
Martone con Ippolita Di Majo scrive e descrive le tappe più importanti della vita del poeta più grande dopo Dante. Come nascono alcuni componimenti poetici: la Teresa ammirata nella casa di fronte, morta giovanissima e diventata A SILVIA; lo sguardo di Leopardi è una finestra sul mondo e le finestre sulle quali lavora sono scorci aperti sul suo mondo; L’INFINITO e LA GINESTRA sono momenti alti e sublimi. Ben descritti sono i sentimenti negativi per la natia Recanati: qui tutto è morte, insensataggine e stupidità…l’unico divertimento è lo studio, tutto il resto è noia (Califano plaget!); l’ostinata, barbara, nera malinconia e le motivazioni del pessimismo cosmico derivate dall’intelletto non dalle sofferenze e deformità fisiche. Il mio cervello non concepisce masse, felici composte da tanti individui infelici. Il Leopardi politico. Una personalità multiforme e complessa, capace di arrivare a tutti con il dono della prosa e dei versi. Queste sono le cose migliori, rispetto ad altre superflue, della fiction firmata dal regista partenopeo, insieme all’interpretazione matura e a tratti toccante di Elio Germano. I tre fratelli Leopardi che bambini corrono spensierati nel cortile è un’immagine poetico-onirica molto bella. Intorno al protagonista assoluto ruota un cast ricco di fuoriclasse del teatro italiano: Popolizio, Graziosi, Lombardi, Binasco, Carpentieri, Malosti, Moscato…
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