Regia di Mario Martone vedi scheda film
Costretto per anni alla rigida erudizione coltivata nella prigione della gigantesca biblioteca del padre Monaldo (Popolizio), a Recanati, il giovane Giacomo Leopardi (Germano) coltiva desideri dì evasione, non vuole saperne di una possibile carriera da prelato e scalpita per fare esperienza del mondo, vellicato anche dal suo mentore-ammiratore Pietro Giordani (Binasco). Quando finalmente l'occasione arriva, lo troviamo con l'amico Antonio Ranieri (Riondino) sempre al suo fianco prima a Firenze, poi a Roma e infine a Napoli, dove morirà nel 1837 a 39 anni progressivamente piegato, letteralmente, dalla tubercolosi ossea.
La biopic che Mario Martone ha dedicato a uno dei più illuminati poeti italiani, quelli che tutti conosciamo grazie alle Operette morali, allo Zibaldone, e soprattutto per merito di poesie come L'infinito, La ginestra e Alla luna, è l'ennesimo tassello di una filmografia in buona parte in costume (Morte di un matematico napoletano, Teatro di guerra, Noi credevamo) viziata sempre dallo stesso stile algido, calligrafico e con attori che sembrano appartenere a una setta (Andrea Renzi, Iaia Forte, Salvatore Cantalupo, Renato Carpentieri, Michele Riondino). Nonostante la difficile prova di Elio Germano, costretto a stare sotto l'occhio della cinepresa per quasi due ore e mezza, mantenendosi costantemente a un passo dalla caricatura del giovane gracile e sfortunato, la complessità della figura del poeta ne esce ridotta a pochi tratti grossolani: la visione della natura come madre matrigna, il pessimismo, gli amori impossibili, la tentazione dell'ateismo. Se da un lato è encomiabile il tentativo di una ricostruzione tutta interiore di questo eretico e malinconico coltivatore del dubbio, dall'altra l'operazione sembra collocarsi all'interno di una cornice oleografica, spesso stucchevole, con divagazioni semioniriche assai dubbie (il golem di sabbia), scelte di casting discutibili e una colonna sonora che pesca tra epoche e stili diversissimi, creando un effetto di costante dissonanza.
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