VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA - CONCORSO
Il poeta, ma anche l'uomo, l'essere umano fragile e compromesso nel fisico e nel morale; la potenza espressiva e la debolezza del fisico che deve sorreggerla; la capacità di cogliere gli aspetti più intimi e delicati del creato, e nel contempo il negarsi alla felicità e alla meraviglia di questa perfezione che meglio di chiunque altro egli riusciva a cogliere, percepire, descrivere, catturare.
Martone prosegue, dopo le imprese garibaldine, a raccontarci l'Italia che fu, il paese da parte di chi ha contribuito a crearlo fisicamente e culturalmente.
Elio Germano entra non solo fisicamente nel personaggio con una potenza ed un entusiasmo che già sappiamo appartenergli, ma la sua recitazione nervosa risulta perfetta e indispensabile per calarsi nella psiche e nei tormenti dolorosi e controversi del nostro letterato più illustre e tormentato. Il suo incedere progressivamente sempre più incerto e curvo, piegato e contorto dalla degenerazione del suo esile fisico che si avviluppa allo stesso modo della propria anima pervasa da un senso di impotenza e di ineluttabilità della fine, è solo la sfaccettatura più esteriore, vampiresca ma pure tenera e certo anche più evidente, di una prova d'attore che non potrà non essere premiata o comunque non riconosciuta in qualche modo già in questa sede festivaliera.
La minuzia della ricostruzione d'ambienti, gli accostamenti arditi di una colonna sonora moderna che si accoppia benissimo ai torpori dolorosi e plateali del poeta in estasi davanti alle bellezze del creato in una Recanati amata ed odiata, paradiso e prigione, gioia e anche dolore, costituiscono un contorno necessario che rende l'opera di Martone un film compiuto e riuscito.
Leopardi che fugge dalla sua terra, dalla società che conta e che si dimostra aperta ad accoglierlo, ma che in realtà lo soffoca e lo induce a fuggire con l'amico-complice Ranieri a cui invidia l'armonioso fisico con cui potrebbe finalmente anelare alla felicità, ci conducono come in un girone infernale o in un limbo che si consuma nel lungo e debilitante vagare lungo tutto il paese: Firenze, Roma, Napoli falcidiata dal colera e poi la sua periferia incendiata dalla lava del Vesuvio, nell'affannosa ricerca di un cenno di benessere ancor più interiore che fisico, perché "il mio corpo è così debole che non è neppure in grado di trovare una malattia che riesca a debellarlo". Un gran cast fa da contorno alla recitazione magistrale di Germano: Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, il solito Valerio Binasco ed Isabella Ragonese primeggiano fra tutti.
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