Regia di Alf Brustellin, Nicos Perakis, Edgar Reitz, Ula Stöckl vedi scheda film
All'inizio degli anni Settanta, uscito dall'esperienza per certi versi traumatica di Cardillac (1969), Reitz mette in scena la mitologica spedizione degli Argonauti, utilizzando quasi per intero un cast di ragazzini tra gli undici e i tredici anni. Perché questa scelta? A questa domanda, il regista tedesco ha sempre fornito la risposta più ovvia, ovvero che effettivamente gli eroi della mitologia quando hanno compiuto le loro imprese erano appena adolescenti e Giasone, in particolare, all'epoca degli Argonauti aveva appena tredici anni. «Abbiamo deciso di prendere questo dettaglio alla lettera», dice Reitz, e così da Giasone a Linceo, fino a Castore e Polluce, gli eroi e i semidei dell'impresa del vello d'oro sono in questo film degli spigliati undicenni, con l'unica eccezione di Eracle, interpretato da un più irsuto diciassettenne o giù di lì. È probabile che sulla scelta dei ragazzini abbiano influito anche altri motivi, dalle ristrettezze del budget alla volontà di accentuare la dimensione allegorica dell'avventurosa spedizione. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, Reitz utilizza la spedizione degli Argonauti per simboleggiare la prova cui devono sottoporsi i giovani per potersi dimostrare degni di impadronirsi delle leve del potere. In questo senso, è già significativo il titolo originale del film - Das goldene ding significa genericamente "la cosa d'oro" - che non pone l'accento sull'oggetto magico della ricerca, perché esso può essere qualunque "cosa", purché comporti un impegno per la sua conquista.
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