Regia di Edgar Reitz vedi scheda film
Come per un riflesso condizionato, vedendo il film, la mente corre a possibili punti di riferimento. Chissà se è soltanto per l'incipit che ha come oggetto una persona che vola su un pallone e che si trova in difficoltà, ma il pensiero è andato ad Andrej Roublev di Tarkovskij, nel cui prologo un giovane tenta di volare su un rudimentale pallone aerostatico e si schianta al suolo. Nel prosieguo di Il sarto di Ulm, la narrazione, l'ambientazione e le stesse luci della fotografia rimandano a L'enigma di Kaspar Hauser di Herzog, realizzato pochi anni prima.
Siamo nella Germania di fine Settecento e come giungono i riverberi della Rivoluzione Francese, dalla Francia arrivano anche gli impulsi a continuare gli esperimenti sul volo umano, sulla scorta dei successi ottenuti dai fratelli Montgolfier.
Il giovane protagonista, in origine apprendista sarto, entra casualmente in contatto con questo mondo della sperimentazione del volo e si appassiona, ottenendo anche dei risultati (per i suoi metodi, potrebbe oggi essere considerato un precursore del volo in deltaplano), ma sostanzialmente fallendo al momento decisivo, anche perché gli mancavano delle conoscenze scientifiche relative alle correnti ascensionali.
In Andrej Roublev il protagonista, pittore di icone, cerca l'anima nell'arte, mentre Albrecht Berblinger (altra figura storica, come quella del pittore russo) vive in un luogo e in un tempo in cui il sogno (del volo) deve diventare tecnica: come dice il banchiere francese Pointet, «il volo deve essere pilotabile». Del resto, Ulm è, casualmente, anche la città natale dello scienziato più celebre dell'epoca contemporanea, quell'Albert Einstein che con i propri studi ha posto le basi per applicazioni anche di grandissimo impatto pratico e che negli ultimi anni di vita si interrogò sull'etica delle applicazioni pratiche, soprattutto in campo militare, della ricerca scientifica.
Non si può non notare come, almeno all'apparenza, la parabola di Berblinger sembri ripercorrere quella del Reitz regista, conclusasi con un fallimento finale (per quanto riguarda Reitz, almeno fino a questo film). Quello che secondo me è da tutti i punti di vista un buon film fu stroncato dalla critica e non piacque al pubblico, rischiando seriamente di bloccare definitivamente la carriera del regista tedesco, Che tuttavia non si arrese e cominciò a lavorare al progetto di Heimat, dando un altro senso alla propria vita artistica e nuova luce anche ai suoi film precedenti.
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