Regia di Edgar Reitz vedi scheda film
Il regista tedesco, seppur non proprio alle prime armi, non aveva ancor manifestato in pieno il suo talento e purtroppo questo film non lo aiutò certo a decollare, essendosi rivelato un flop, che lo depresse a lungo. Il film nella sua semplicità poetica e nella leggerezza dei suoi componenti di base che scorrono lungo tutto il corso della trama, il tentativo cioè da parte del protagonista di trovare un modo per volare imitando gli uccelli, consente allo spettatore di vivere in una specie di sospensione spazio temporale, immergendosi nella delicatezza del racconto.
Racconto apparentemente lieve, ma che a tratti contiene diversi spunti moto seri e gravosi, essendo la storia inserita nel periodo storico della rivoluzione francese e della successiva dominazione napoleonica, le aspirazioni alla libertà pervadono anche i luoghi descritti, così come l’amara delusione per il tradimento degli ideali da parte di Napoleone, dichiaratosi imperatore. Ben tratteggiate le lusinghe della politica (similmente a come sarebbe anche oggi) nei confronti del sarto geniale inventore e provetto Icaro, a corrente alternata, cioè quando conveniva loro e non all’autore, quindi per puro opportunismo. Molto particolare il personaggio del sarto inventore, forse contenente tratti caratteriali del regista, in quanto non si spiegherebbero altrimenti alcuni comportamenti del soggetto, che non sono coerenti col contesto descritto. Un personaggio molto positivo, altruista (splendida la sequenza nella quale con abilità da provetto falegname, mentre lui era un sarto, costruisce una protesi di legno per l’amico rimasto con una sola gamba in seguito ad uno scontro a fuoco per motivi politici), geniale ma anche sempliciotto e poco perspicace e diplomatico, altrimenti non si spiegherebbe perché abbia accettato un’esibizione con la sua invenzione, una specie di deltaplano ante litteram, lanciandosi da una torre (fallimento sicuro) anziché portare il pubblico e le autorità nella valle da cui si esercitava abitualmente con successo, ma praticamente senza testimoni. A fare la differenza era il vento, ovviamente, e questo lo sapeva perfettamente, pur non essendo uno scienziato, aveva ormai recepito molte leggi di natura che avrebbero decretato o meno il successo della sua invenzione. Ed il fallimento che ne seguì fu quasi una sorta di patologico autolesionismo, un modo per richiamare la sfiga e l’autocommiserazione su di sé (come intuì un banchiere che voleva finanziarlo ma al quale il protagonista si oppose per non meglio precisati motivi ideologici, mentre lui ne avrebbe sicuramente giovato, e l’umanità con lui, che avrebbe goduto di tale invenzione con oltre mezzo secolo di anticipo). Splendida la sequenza descrittiva della mollezza, ignavia e debosciatezza della nobiltà e soprattutto della corte, giunta in loco per assistere alla manifestazione “aerea”.
Purtroppo ho visto il film in edizione originale con la traduzione in sovraimpressione, ma ho avuto la netta impressione che la traduzione non fosse adeguata ed integrale, e quindi ho l’impressione di non aver potuto valutare il film nella sua integrità come meriterebbe, parendomi carente in alcune componenti narrative, forse attribuibile a quanto accennato. Comunque merita una sufficienza abbondante
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