Regia di David Ayer vedi scheda film
Perfetto sul piano formale. E’ un solido film di guerra, con scene d’azione notevoli, una fotografia affascinante e un protagonista, Brad Pitt, in splendida forma e decisamente carismatico. Il suo ruolo rimanda inevitabilmente al personaggio magistralmente interpretato in “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino nel 2009. Sul piano dei contenuti, invece, sono restato perplesso. Si è voluta denunciare la bestialità atavica che riacciuffa l’uomo, il soldato nel fuoco della battaglia, nella logica della “mors tua, vita mea”, o si è inteso legittimare l’efferatezza bellica quando si è dalla parte dei giusti?. Nel finale, il film castiga anche i “buoni” facendoli morire tutti meno uno, il più giovane del manipolo, quello che all’inizio sembrava l’unico a porsi problemi di coscienza quando gli ordini imponevano di uccidere inutilmente, solo per rabbia. Istruita brutalmente quanto efficacemente dal suo cinico superiore, la recluta diventa militaristicamente più cattolica del papa. Si salva e con il suo personaggio credo si sia voluta salvare anche la filosofia che ispirerà nei decenni successivi la politica estera degli Stati Uniti. Questa la mia perplessità, ma bando alle ciance: “Fury” merita di essere visto al di là di quello che il cinema americano vuole trasmetterci oggi. E’ cinema ben fatto e certamente accattivante per chi ama il genere bellico. Credo sia legittimo l’accostamento con “American sniper” di Clint Eastwood, realizzato nello stesso anno. Anche questo film è molto bello, ma vince Clint.
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