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Custodes bestiae

Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film

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La recensione su Custodes bestiae

di bradipo68
7 stelle

Un professore universitario trova in un mercatino dell'antiquariato delle foto , apparentemente di poco valore ma pagate a caro prezzo.
Una sera invita a casa sua un giornalista suo amico per renderlo edotto della straordinaria scoperta che ha fatto, qualcosa di pericoloso visto che viene rapito proprio mentre si sta vedendo col giornalista e scompare nel nulla.
Dal canto suo il giornalista prosegue le ricerche con il materiale che gli ha lasciato il professore: aiutato da uno studente universitario scopre un mistero che perdura da cinque secoli e che non è stato ancora svelato.
La chiave di tutto è in un affresco e in una chiesetta in un piccolo borgo antico nascosto da occhi indiscreti.
Ma questa indagine per lui sarà a carissimo prezzo.
Custodes Bestiae è il secondo lungometraggio realizzato dal giovane regista friulano Lorenzo Bianchini, film realizzato con i contributi regionali forniti dalla regione Friuli.
Contributi per fare un horror?
Ebbene si , la regione Friuli ha finanziato, poco, pochissimo a dir la verità perché il budget di questo film è veramente esiguo un film di genere che non sia la solita commedia italiota.
E ben ha fatto a mettersi nelle mani di un regista capace e di talento come Lorenzo Bianchini, uno che , a vedere questo film e la sua carriera in genere ( che tra mille difficoltà sta proseguendo nel disinteresse generale della scena cinematografica italiana evidentemente intenta a fare altro e non a riconoscere un talento cristallino come quello di Lorenzo) è abituato a fare le nozze coi fichi secchi per come lavora mettendo in campo moltissime idee a dispetto di fondi non esattamente da film hollywoodiano.
Già a leggere la sinossi è subito chiara quale sia la pietra di paragone di questo film: parliamo de La casa delle finestre che ridono di Pupi Avati,un pezzo (quasi ) unico di quel filone che venne all'epoca denominato horror padano.

Naturalmente bisogna fare tutti i distinguo del caso perché quello di Avati era un film confezionato con dovizia di mezzi, qui ci troviamo di fronte a una produzione praticamente amatoriale a causa del budget.
Budget talmente ridotto che ha determinato la scelta di realizzare tutto in digitale, tecnica che riduce moltissimo le spese ma che appiattisce irrimediabilmente la fotografia che è importantissima in prodotti come questo che devono provocare suggestioni orrorifiche.
La luce fredda del digitale non è troppo adatta ma Bianchini dimostra di bypassare anche questo piccolo handicap senza eccessivi problemi.
Altra cosa che mi ha colpito e che mi ha fatto capire il perchè la regione Friuli abbia concesso un finanziamento a un film horror, cosa che avrà sicuramente fatto inorridire qualche stuolo di benpensanti, è il discreto numero di locations, di grande bellezza, che viene utilizzato durante il film.
Se spesso per ridurre il budget si usa l'unità di luogo, qui Bianchini ha moltiplicato scene, personaggi e ambientazioni riuscendo a dare al film un ritmo inaspettato e continui motivi di interesse in un racconto che nel finale si tinge di tonalità lovecraftiane.
Altro fattore non secondario è l'uso della lingua o meglio del dialetto che spesso salta fuori nei dialoghi, un simbolo della preservazione di un'identità, una sorta di certificazione di un senso di appartenenza.
I custodi della Bestia sono tra noi, la Bestia è tra noi e non perde occasione di rimarcare la sua superiorità sull'uomo.
Zero effetti speciali, una regia virtuosistica ma che sa fermarsi sempre nel punto giusto, evitando di cadere nell'arzigogolo fine a se stesso, la sensazione che a causa del budget ci sia qualcosa di inespresso in questo film costretto a nascondere oltre il dovuto , più che a mostrare.
Però i piedi caprini di Satana sono là in bella vista e anche una scena finale con un bel deposito d'angoscia a lento rilascio.
Film realizzato con 3000 euro. Si, avete letto bene :tremila.
Uscito nel 2004 ma distribuito in dvd due anni dopo

(bradipofilms.blogspot.it)

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