Regia di Bill Pohlad vedi scheda film
Brian Wilson, leader dei Beach Boys, è uno dei geni della musica mondiale. Le canzoni che ha scritto per il famoso gruppo californiano, sono la quintessenza del (grande) pop e dischi come "Pet Sounds" e "Smile", terminato solo nel 2004, sono considerati delle pietre miliari. E questa è la storia musicale, in poche righe, di Brian Wilson. Molto più complessa è, invece, la sua vita privata. Prova a raccontarla, il pluripremiato produttore Bill Pohland, che decide di esordire alla regia con questo film biografico ad alto rischio. Per farlo, rifugge la storia anno dopo anno di Brian, che peraltro avrebbe richiesto, immagino, almeno quattro ore di pellicola, ma decide di concentrare la vicenda in due momenti precisi della vita di Wilson: quella fra il 1966 e il 1967, quando la visionarietà e l'ispirazione del nostro sono ai massimi livelli, e il 1985, quando Brian incontra Melinda Ledbetter (una splendida Elizabeth Banks) che lo libererà dalla schiavitù dei farmaci, imposta dal dottor Landy (un bravo Paul Giamatti), e lo riporterà alla vita, anche musicale, sposandolo qualche anno più tardi. Paul Dano interpreta Wilson nei sixties, assomigliando, fisicamente, più a Lionel Messi che al nostro eroe, ma pazienza, mentre tocca a John Cusack, che assomiglia solo a John Cusack, pazienza, interpretare il musicista negli anni ottanta. L'approccio scelto da Pohland è, per certi versi, simile a quello scelto da Haynes per la splendida biografia cinematografica su Dylan, ma la cosa gli è riuscita molto meno bene. Se, da una parte, questo biopic scappa, o almeno prova, da una piana, noiosa, sciatta, cronologia dei fatti, dall'altra, i suoi tentativi onirici, non sempre funzionano. La storia della prima parte di vita musicale di Wilson è, chiaramente, molto più interessante della seconda. La ricostruzione d'epoca è ben fatta, le canzoni ci sono e la figura di Wilson ne esce quasi mitizzata, giustamente. Il Wilson/Cusack degli anni ottanta, fa calare il livello del film, impastoiando un po' di melassa con il dramma umano di un uomo quasi distrutto dagli abusi e dalla malattia mentale. Per carità, è storia vera e, quindi, interessante, ma il film non ha quello scatto per provare ad essere davvero qualcosa di diverso. E' un prodotto per appassionati della grande musica, di quella vera, che prova a farsi piacere a tutti. Niente di male, ma procuratevi i dischi dei fratelli Wilson o quelli, mediamente buoni, del Brian di oggi, che ancora lotta e canta con noi. Discreto e moderatamente interessante.
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