Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Bathsheba è orfana ed eredita una fattoria. Come bracciante assume un suo ex spasimante rifiutato, Gabriel, caduto in disgrazia. La ragazza rifiuta anche il ricco vicino Boldwood, ma sposa lo sbruffone Troy, che si rivela in breve tempo un poco di buono. Per risolvere ogni problema, Boldwood ammazza Troy: uno in galera, l'altro al cimitero e Bathsheba può finalmente amare Gabriel.
L'ambizione può spingere a girare un film sbagliato, in tanti casi: questo è uno di quelli. Thomas Vinterberg vuole proiettarsi sul mercato internazionale con una pellicola di evidente impatto, esteticamente raffinata e tratta da un testo letterario celeberrimo (l'omonimo romanzo di Thomas Hardy); eppure il risultato finale è un polpettone insipido, speziato e colorato in maniera vivace ma del tutto privo di sostanza. Il paragone con il Via dalla pazza folla girato nel 1967 da John Schlesinger non conviene al regista danese, ma è il primo pensiero che si affaccia nella mente dello spettatore cinefilo all'atto di affrontare questa nuova trasposizione cinematografica del libro; a tre anni dal mancato Oscar ('solo' una nomination come miglior film mondiale) per Il sospetto (2012), forse Vinterberg ha provato a darsi in pasto a Hollywood esattamente come pensava che Hollywood l'avrebbe voluto: invece Via dalla pazza folla è solo un film decoroso, ma senza personalità, specie se si considera chi c'è dietro la macchina da presa, e il suo impatto non è stato positivo. Tanto è vero che Vinterberg si è presentato al pubblico dopo soltanto pochi mesi con il suo successivo lavoro, il ben più significativo La comune (2016). La coproduzione angloamericana mette in campo un cast artistico che strizza l'occhio al botteghino, comprendente fra gli altri Carey Mulligan, Matthias Schoenaerts, Mark Wingett, Tom Sturridge, Juno (figlia di Julien) Temple e Michael Sheen; la sceneggiatura è opera di David Nicholls. Romanticismo e patetico a struggenti badilate. 3,5/10.
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