Regia di Rob Marshall vedi scheda film
Si raccomanda la fruizione della versione in lingua originale, con eventuale ausilio di sottotitoli, onde evitare qualsiasi effetto straniante nel cambio di timbro e metrica del doppiaggio italiano. Mi pare poi scontato che occorra non essere prevenuti nei confronti del genere di appartenenza, anche se scommetto non mancheranno le solite stucchevoli reazioni degli abituali lagnosi di turno, pronti a lamentarsi delle troppe canzoni. Sono ovviamente giudizi sempre ricorrenti, da ignorare perché appunto si commentano da soli. «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
Sceneggiato e adattato da James Lapine e Stephen Sondheim a partire dal loro omonimo musical, approda sul grande schermo un curioso approccio al mondo delle fiabe, che ne interseca alcune fra le più famose rivisitandole in una chiave di lettura inedita. Lo spettacolo risulta gradevole quanto basta, ma mentirei se non ammettessi che sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più. Il lavoro è curato, senza eccessi di manierismo, ma il fasto di Les Misérables (2012) è un traguardo lontano.
Il cast sontuoso si diletta in interpretazioni canore, in singolo o in corale, con professionale abilità. Alcuni di loro si trovano nelle condizioni favorevoli di svettare sugli altri, in parte per meriti o doti personali, in parte per felice coincidenza di aver da recitare i pezzi migliori. Non mi riferisco soltanto alla solita "eccelsa" di facile intuizione, bensì anche e soprattutto ai più giovani, i quali sapranno forse stupire e meravigliare assai più degli adulti.
A non funzionare non sono certo scenografia e costumi, un connubio indovinato che si promuove con appagata soddisfazione. No, l'ostacolo al mantenimento delle ambiziose premesse ha la sua essenza primaria nei limiti di sceneggiatura. L'incastro promette bene in quella sorta di prologo e scorre senza troppe difficoltà, tra alti e bassi, solo fino al lieto fine dell'atto secondo. Peccato si chiuda in calando, mostrando il fianco di ogni suo vizio. I personaggi sono più articolati rispetto ai classici stereotipi da fiaba e denotano uno spessore maggiormente significante. Eppure un intreccio non particolarmente minuzioso e metodico si smarrisce in un incedere farraginoso e approssimato. Presto o tardi la storia perde di incisività e si contamina persino di qualche mal gestita allusione "spinta" moralmente disdicevole, soffrendo in sostanza di una grave fatica di gestione che affonda un'opera altrimenti di tutto rispetto. Da vedersi comunque in ogni caso, a mio modesto parere.
Una giovane coppia formata da un fornaio e da sua moglie, desiderosi di mettere su famiglia, si scopre vittima di un sortilegio, opera di una strega malvagia, che impedisce loro di avere figli. Al fine di riuscire a spezzare la maledizione, decidono quindi d'incamminarsi nel bosco. Lungo il loro viaggio avranno occasione di incontrare Cappuccetto Rosso, Jack e il fagiolo magico, Rapunzel, Cenerentola e tanti altri personaggi che li aiuteranno a superare le difficoltà sul loro cammino.
A suo agio nel dirigere il genere e renderlo accattivante, ma più di un difetto sfugge al controllo.
Una strega di gran classe, sfodera per l'occasione doti canore degne di nota. Il personaggio in sé non le consente però di esprimersi in tutto il suo potenziale.
La moglie del fornaio, talentuosa nel canto. L'attrice mi ha sorpreso in positivo.
Il fornaio, un profilo di ordinario equilibrio.
Una Cenerentola molto convincente come voce, ma vittima di una caratterizzazione insicura.
Il principe ereditario, regge il gioco con dignitoso impegno.
Il lupo in una fugace apparizione che lascia il segno, non necessariamente in senso positivo.
Cappuccetto Rosso, una rivelazione per la disinvolta simpatia e per la bravura, a dispetto dell'età.
Jack, altro giovane virtuoso nella recitazione.
Scritte e composte da Stephen Sondheim, le musiche e le canzoni dovrebbero essere uno dei vanti maggiori in un film di questo tipo. Qualche motivetto è orecchiabile, un paio di melodie sono in grado di raggiungere lo scopo, ma in generale nulla appare davvero memorabile.
Il terzo atto e forse anche nei primi due alcuni aspetti del racconto sono migliorabili.
Into the Woods (2014): Lilla Crawford
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