Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Raramente mi capita di dover abbandonare la visione di una pellicola, ma stavolta non ce l'ho fatta, non ho resistito. Devo confessare di aver provato durante la visione del film una sensazione di vergogna. Vergogna di essere italiano, spero che all'estero non lo abbiano visto. Vergogna per alcune battute, per alcune situazioni, decisamente di pessimo gusto. E dire che non era cominciato male, sembrava quasi un film serio. Ma poi è saltato fuori il sessantottino che è in Salvatores, quello del sei politico, quello degli esami di gruppo col trenta e lode garantito per tutti, quello delle raccomandazioni, degli amici che possono, dei politici che contano, della Milano da bere. E questo è il risultato. Ma fin che è un film, non si fa male nessuno. Ma il medico, il chirurgo che si è formato nella politocrazia, nell'opportunismo, nella precarietà morale, che risultati darà? Auguri.
Ci sono i soliti ingredienti: la reclusione (i bambini imprigionati), i russi ed i loro ammenicoli, un po' di violenza (il bullo a scuola). Sembrano i ragazzi della Via Pál del duemila.
In una pellicola fantasy l'audio e la fotografia devono essere molto curati, e devono raggiungere un certo standard, qui sono da fiction di Canale 5. Orribili.
Il film è ambientato a Trieste. Ma di Trieste non c'è assolutamente niente, a parte alcuni edifici sullo sfondo. Se non avessi visto quelli, avrei pensato che fosse la solita Roma.
Non capisco quale fosse lo scopo del regista con questa pellicola, che cosa volesse ottenere. Di sicuro, attualmente la considerazione che avevo nei suoi confronti, che era già bassa, è ulteriormente scemata.
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