Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Va dato atto a Gabriele Salvatores di cercare vie non prevedibili, per il proprio cinema, e quello italiano: le escursioni nel noir di "Amnesia" e "Quo vadis, baby?", i drammi di "Come Dio comanda" e questa avventura fantastica, realizzata a quasi sessantacinque anni, dimostrano la vitalità del regista, che ha preferito forse smarrire il favore di larghe fette di pubblico, per perseguire un'idea di cinematografia atta a recuperare il mai troppo rimpianto "film di genere", che in molti rammentano ma in pochissimi hanno il coraggio di provare a rimettere in piedi. Con tutto ciò, dire che "Il ragazzo invisibile" è un'operazione riuscita, è altro discorso: ambientato in una Trieste troppo dimenticata, come altre parti d'Italia, dalle macchine da presa, vede un adolescente scoprire di avere una dote straordinaria, divenendo invisibile al prossimo (ma ha anche altri poteri, che verranno fuori alla distanza), e scoprirà nuove verità sul proprio passato, cercando di avere anche un futuro. Perchè qualcuno vuole catturarlo, e metterlo insieme ad altri ragazzi che hanno talenti non comuni, da imparentarli con i supereroi ammirati sulle pagine dei fumetti. Tutto sommato il film ha un inizio ed una fine, e non dimentichiamo che il target volutamente cercato, è quello dei molto giovani,e si nota come Salvatores e la sceneggiatura vogliano coinvolgerli, parlando anche dei piccoli grandi problemi della pubertà, fase unica dell'esistenza, fatta di splendore e buio, gioie infinite e sofferenze acute. Però, ci troviamo alle prese con un film volenteroso, con qualche buon accorgimento visivo, ma che confrontato ad un qualsiasi titolo spettacolare proveniente da Hollywood, fa la figura di quello che si impegna, ma non ce la fa: basta guardare la scena della caccia al ragazzo da parte di un personaggio dalla doppia (tripla,forse?) faccia, peraltro largamente prevedibile nella sua ambiguità, per accorgersi di quanto siano sequenze fantastiche macchinose. E poi la logica: ma come, mettere tanti ragazzi con potenzialità segrete nello spazio di un quartiere? E i cattivi sono così debellabili, pur sapendo di poter dovere affrontare un domani dei giovani con probabili poteri speciali? Ludovico Girardello potrebbe diventare un attore interessante in futuro, ha le perplessità necessarie in mimica facciale che servono, e se Valeria Golino è credibile come mamma con patemi d'animo, Fabrizio Bentivoglio è vistosamente a disagio, e tira fuori l'interpretazione peggiore della sua bella carriera, svogliato, mai credibile, in scena come se dovesse fare un favore all'antico amico Salvatores. Apprezzabile per intenti e grinta, poco convincente il risultato finale. Vediamo cosa escogiterà per il suo prossimo lavoro, il regista di "Marrakech Express".
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