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Il ragazzo invisibile

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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La recensione su Il ragazzo invisibile

di M Valdemar
6 stelle

 

locandina

Il ragazzo invisibile (2014): locandina



Non avrà dietro un colosso come la Marvel o altri grandi Studios, né tanto meno un budget da blockbuster, eppure Il ragazzo invisibile può rivendicare, giustamente, un posto nell'affollatissimo variegato panorama (anche) internazionale dei cinefumetti. Vista la mole industriale di opere standardizzate che passa il convento di Hollywood e dintorni, ci può stare pure questo rischiosissimo prodotto per giovini realizzato da Gabriele Salvatores.
Grana grossa, dunque: ragazzini problematici che scoprono di possedere superpoteri, come il protagonista Michele.

Emblematico quanto scontato che il suo sia quello dell'invisibilità, semplice metafora nemmeno celata dei tanti comuni ostacoli posti sulla vi(t)a di chi è in età adolescenziale, periodo di conflitto/i, scoperte e trasformazione per eccellenza. Sempre ben visibili, d'altro canto, ed altrettanto semplici, sono i meccanismi d'identificazione (del genere, dello spettatore nei confronti del personaggio, della "morale"), il ricorso sistematico - quasi programmatico - a stereotipi "sicuri", sia nella narrazione e nello sviluppo delle psicologie (il bullismo, l'innamoramento per la bella compagna di classe, il ruolo degli adulti, l'origine dei poteri, la corporazione malvagia che se ne vuole approfittare) sia nell'uso consapevole di un umorismo lieve ma persistente (e quasi mai forzato o fuori posto, sebbene non clamoroso).

Noa Zatta, Ludovico Girardello

Il ragazzo invisibile (2014): Noa Zatta, Ludovico Girardello

 

Ludovico Girardello

Il ragazzo invisibile (2014): Ludovico Girardello


Di suo, il regista ci mette (ovvero cerca di metterci), oltre ad una professionale aderenza ai canoni, dosi di "realismo" tipicamente italiano: quando non ci riesce scade in ovvie (e probabilmente inevitabili) derive macchiettistiche o in caratterizzazioni un po' banali. Nulla di eccessivo o che infici granché l'opera nel suo complesso, comunque. Rischi del mestiere (se fai parte di un asfittico sistema monopolistico che vorrebbe solo commedie sempre più decerebrate).
Effetti speciali accettabili, musichette di accompagnamento non invadenti, un'ambientazione insolita (la fredda plumbea Trieste, terra di confine) e volti sufficientemente convincenti completano il quadro. Insomma Salvatores, ben lungi comunque dall'anelare il benché minimo afflato di originalità, azzecca il corretto mix di azione, ironia, divertimento, colpi di scena (che, come si conviene, aprono a possibili sviluppi futuri).
Poteva essere molto, molto peggio, Il ragazzo invisibile (le "potenzialità" c'erano tutte), invece alla fine si rivela essere un prodotto discretamente godibile.

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