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Il ragazzo invisibile

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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alan smithee

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il ragazzo invisibile

di alan smithee
6 stelle

locandina

Il ragazzo invisibile (2014): locandina

 

Ospite più atteso al recente Courmayeur Noir Infestival, al termine del quale si era ormai certi, erroneamente, che l'annunciato “film a sorpresa” fosse proprio il suo “ragazzo invisibile” in anteprima (invece si trattava dell'ennesimo Final Cut - ma quanti ce ne sono in tutto? - del comunque intoccabile imprescindibile Blade Runner), Gabriele Salvatores - per l'occasione omaggiato del premio alla variegata carriera - ha parlato di come da sempre il cinema italiano si sia distinto, dai tempi del neorealismo in avanti, per la sua tendenza a raccontare e narrare storie, dalla commedia al dramma, relative a vicende apertamente calate nella realtà di tutti i giorni; particolare questo non certo lasciato al caso, ma frutto di calcoli ben precisi legati prettamente a ragioni di tornaconto commerciale: in sintesi per fare in modo che la storia, calata nella quotidianità più prossima, potesse attrarre a sé il maggior pubblico possibile, rimanendo il film un prodotto a consumo prettamente interno.

Ludovico Girardello

Il ragazzo invisibile (2014): Ludovico Girardello

Il genere invece, quello che, nella sua specificità, si traduce inevitabilmente in stili più marcatamente delineati, vuoi l'western, l'horror, il giallo, è stato sempre considerato come un prodotto troppo indirizzato a gusti particolari e specifici per poter restare confinato tra gli schermi nazionali e risultare commercialmente un buon affare. Per questo il genere o si evitava, o lo si faceva per piacere ad un pubblico mondiale, assecondando stili e tecniche nate e coltivate negli Usa e da li esportate ovunque.

La sfida de “Il ragazzo invisibile”, ovvero quella di rappresentare una storia di un giovane supereroe mutante tutto italiano, è forte e coraggiosa, promettente e discontinua quando nella parte finale la vicenda si ingarbuglia rinnegando proprio l'assunto da cui era partita (l'italianità) e sfociando inevitabilmente su vicende o conseguenze di vicende che nulla hanno a che vedere con la nostra esperienza o le problematiche del nostro paese.

Noa Zatta

Il ragazzo invisibile (2014): Noa Zatta

La prima mezz'ora, con la scoperta dei poteri in capo al timido ragazzino, l'attribuzione degli stessi fenomeni ad un innocuo e buffo vestitino da supereroe cinese dal tessuto eccessivamente acrilico, le dinamiche di mantenere segreto il proprio status di privilegiato, approfittando alla grande ed in modo sin malizioso di quell'inaspettato dono del cielo, è piuttosto divertente, tenera, e si fa forza sul volto tenero da angioletto discolo del giovane Ludovico Girardello, coadiuvato da una madre dolce ed incespicante quando cerca di fare l'autoritaria (oltre che la poliziotta) che una malinconica Valeria Golino riesce a rendere, se non plausibile, almeno sensata ed accettabile, nei panni davvero improbabili della genitrice di un supereroe.

Ludovico Girardello

Il ragazzo invisibile (2014): Ludovico Girardello

Lo sfondo triestino, con i suoi lineamenti severi ed asburgici che si specchiano “ammare” quasi per togliersi di dosso quel rigore imbarazzante, contribuisce a rendere unico l'esperimento, calandolo in un ambiente decisamente personalizzato e personalizzabile, definito e quasi pedantemente decifrabile.

Quello che successivamente mal si amalgama con quanto visto inizialmente, ma che certo si raccorda con le prime destabilizzanti immagini del film (peraltro girate con un certo stile e fascino), che presagiscono sviluppi davvero imprevedibili, è tutta la seconda parte, con la vicenda dei figli mutanti dei reduci dalle radiazioni nucleari russe (quasi come i giovani mutanti Xmen), che spiegano le sparizioni di alcuni ragazzi e danno modo al nostro eroe di farsi valere, e soprattutto di chiarirsi le idee sulla sua reale origine e provenienza.

Ludovico Girardello, Valeria Golino

Il ragazzo invisibile (2014): Ludovico Girardello, Valeria Golino

Insomma in gran frullato che alterna momenti riusciti come la presa di coscienza del proprio potere da parte del ragazzino, o il suo rapporto con la nuova compagna di classe, a tutto un guazzabuglio contorto sulle radici della vera famiglia del protagonista, con personaggi al limite del ridicolo come quello del poliziotto/psicologo/ben altro, interpretato da uno spaesato ed un po' fuori posto Fabrizio Bentivoglio.

Noa Zatta

Il ragazzo invisibile (2014): Noa Zatta

Il ragazzo invisibile” rimane dunque un esperimento riuscito a metà, forse più nelle intenzioni che nel risultato finale, in questo Natale cinematografico particolarmente povero di idee e ricco di superficialità, dove tuttavia questo timido impacciato supereroe in erba, assieme al ancor più piccolo, raro e riservato “Cino” (Il ragazzo che attraversò le Alpi) rimangono le uniche degne, coraggiose alternative italiane in grado di controbattere (come possono, spesso ad armi impari, soprattutto il secondo) ad un trio di cinepanettoni d'una pochezza ed una sciattezza che quest'anno paiono da record.

 

 

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