Regia di Morten Tyldum vedi scheda film
1951, Manchester, England, I servizi segreti di sua Maestà vengono informati del misterioso furto che un professore di matematica di Cambridge, Alan Turing, avrebbe subito nella sua abitazione da cui, apparentemente, non mancherebbe nulla. La polizia si insospettisce, lo indaga, lo arresta accusandolo di sodomia. Quello che però il professore confessa al commissario che lo interroga è una strana storia iniziata più di 11 anni prima e che lo ha coinvolto in una importantissima e segretissima missione di analisi crittografica dei messaggi cifrati che la Germania utilizzava durante il conflitto bellico e che sarebbe stata la chiave di volta con cui l'Allenaza è riuscita ad avere la meglio sulla minaccia dell'Asse filonazista.
Se è vero che il 2014 è stato l'anno dei biopic storici a sfondo matematico, questa non è la prima volta (e non sarà nemmeno l'ultima) con la quale la magniloquenza narrativa del cinema americano si cimenta con la glorificazione di personaggi tanto illustri quanto controversi della cultura scientifica del secolo appena trascorso (a quando Einstein?).
A questo giro di posta sembra toccare al grande matematico, logico e crittografo inglese Alan Turing che con le sue ricerche sulla crittografia e sulle macchine computazionali elettromneccaniche viene a buon diritto ricordato come il padre della moderna scienza informatica e pioniere di importantissime ricerche nel campo dell'intelligenza artificiale. Facendo confluire in una sceneggiatura fiume tratta dal libro di Andrew Hodges ('Alan Turing: The Enigma'), Graham Moore fornisce al regista Morten Tyldum la possibilità di articolare questo drammone storico-biografico secondo le tre dirtettrici di un cronologia del racconto che partendo dalla fine (l'imputazione e la condanna di Turing per omosessualità nel 1952) ci riporta all'inizio (le prime passioni liceali per i giochi matematici e per un compagno di classe) e da qui alla parte centrale della storia (il progetto 'Enigma' a Bletchley Park), intersecando così tanto le ragioni storiche (tanto in campo bellico che scientifico) quanto quelle prettamente culturali e sociali (l'omosessualità, il ruolo della donna).
Il risultato è quello di un prodotto che unisce alla convenzionalità illustrativa dei caratteri e del contesto, la sottile ironia tutta british di una messa alla berlina dei meccanismi con cui il potere sfrutta il destino dei singoli a proprio uso e consumo, per poi abbandonarli a se stessi nel venir meno di una ragion di stato che cede il passo alle restrizioni di quegli stessi diritti civili in nome dei quali si era combattuta e vinta la battaglia contro le preponderanti forze del Male. Lungi dal rappresentare questa complessità se non all'interno dei canoni di un film che punta più sul versante spettacolare e romanzesco della storia (unico accenno al doppiogiochismo dell' MI5 che faceva trapelare informazioni col contagocce ad Est di una Cortina di Ferro prossima ventura), Morten Tyldum utilizza i rudimenti fondamentali di una incipiente scienza informatica quale semplice pretesto (già utilizzato da James Marsh nella sua 'Teoria del Tutto' con la cosmnologia di Hawking) per una storia che ci parla del suo protagonista quale emblema e simbolo di una agiografia dei sentimenti che dalle 'stelle' della gloria lo porta alle 'stalle' dello stigma sociale ed al suicidio avvenuto nel 1954 a soli 42 anni e da qui alla riabilitazione postuma avvenuta solo nel 2013 ad opera di Elisabetta II.
Bravo (almeno quanto il Premio Oscar Eddie Redmayne) il Turing di Benedict Cumberbatch che rappresenta bene le ambiguità di un personaggio geniale e scontroso, asociale e gelido almeno quanto quelle macchine pensanti che aveva iniziato a concepire e teorizzare, distinguendoli dalla'autocoscienza e dall'emotività degli esseri umani attraverso quel test di analisi logico-cognitiva (usato tutt'oggi) che da lui prenderà il suo nome.
Premio Oscar 2015 a Graham Moore per la Migliore sceneggiatura non originale.
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