Regia di Morten Tyldum vedi scheda film
'The Imitation Game' racconta, mediante una struttura tripartita in flashback, la storia (molto romanzata) di Alan Turing (Benedict Cumberbatch), analista e crittografo che diede un grosso contributo per la vittoria delle Forze Alleate contro la Germania, decrittando con il suo team di esperti linguisti ed enigmisti (ma, in realtà, al lavoro c'era molta più gente del piccolo gruppetto rintanato a Bletchley Park) e attraverso la macchina (precursore dell'odierno computer) che, erroneamente viene chiamata Cristopher (il vero nome era The Bombe) nel film, il sistema Enigma, conoscendo così in anticipo le mosse e le strategie dei tedeschi, nonché la sua adolescenza in un collegio dove oltre all'innata intelligenza si palesò la sua omosessualità, e la persecuzione, il processo e la condanna subita dopo la fine del conflitto mondiale per ciò che in Inghilterra veniva considerato un reato, punibile con la castrazione chimica, cosa che portò lo studioso al suicidio nel 1954 per avvelenamento.
Questo biopic è diretto dal norvegese Morten Tyldum senza particolari guizzi e con mano piuttosto anonima ma, al tempo stesso, con una tensione che non scema mai e senza cadute di ritmo e sconta uno script costruito ad arte più per stupire con aneddoti inseriti ad hoc che per far conoscere nel profondo una figura così importante, sia per la sua vicenda umana, sia per i contributi alla causa militare e alla scienza, come quella di Alan Turing.
Oltretutto, lo script ignora quasi del tutto la carriera sportiva dello scienziato, che sfiorò la selezione per la gara olimpica di maratona nella squadra britannica, attività questa importante non in sè ma per il fatto che la corsa gli serviva per distrarsi e scaricare l'enorme tensione provocata dalla sua professione: il film limita tutto a poche inquadrature con Cumberbatch impegnato a correre e null'altro.
A risollevare (in parte) le sorti del film ci pensa però la grande performance del più volte citato Benedict Cumberbatch, che dà dello studioso un ritratto di una persona dotata di genio al di fuori del comune ma contemporaneamente non del tutto capace ad interagire con il prossimo (anche tale lettura è confutata da più articoli letti sulla sua figura) e più volte spaesata, che vive in primis il dilemma dell'impossibiltà di poter divulgare la sua scoperta per la ragion di Stato e poi, in secundis, il dramma della sua persecuzione a livello personale.
Tra gli altri interpreti svetta Keira Knightley (Joan Clarke, collega e amica di Turing) non per la sua interpretazione, a dire il vero corretta e nulla più, come per il resto del cast, ma per il fatto che è l'unico ruolo femminile di rilievo.
Impeccabile la ricostruzione d'ambiente e, in particolare, accuratissima la cosiddetta 'Macchina di Turing'.
Voto: 6.
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