Ecco un altro piccolo gioiello inedito scovato tra le maglie fitte e tuttavia non difficilmente "penetrabili" della rete: un horror ispanico-canadese che costituisce il brillante esordio registico di Manuel Carballo. L'ennesimo zombie-movie, verrebbe da dire superficialmente prevenuti, dopo che ormai in effetti se ne son viste di tutti i colori a tal proposito.
Eppure The returned e', al contrario, un horror serio e maturo, che lascia quasi sempre il posto alla riflessione e a tematiche civiche-morali di ben inconsueto spessore per un film di genere, anche per i rimandi espliciti a situazioni drammatiche, dilemmi etici e tragedie e genocidi inevitabilmente riferibili al nostro recente passato, fino a giungere ai nostri ultimi anni, come andro' a chiarire poco innanzi, e rifuggendo invece il piu' possibile il gore e il guazzabuglio pulp ormai ampiamente sviluppato in merito. Carballo immagina che nella societa' odierna una buona parte della popolazione che e' riuscita a sopravvivere ad una contaminazione di un morbo che ha trasformato in zombies le sue vittime, e che ha sterminato di fatto oltre cento milioni di esseri umani una decina di anni prima, viva qualita' di "ritornati" una vita pressoche' normale grazie ad un antidoto efficace, ma dalla somministrazione quotidiana perenne, i cui effetti, applicati repentinamente ai contagiati, ne assicurano un ritorno alla normalita' grazie ad una barriera temporanea che la medicina e' in grado di tenere alta contro la degenerazione altrimenti repentina ed inevitabile nei mostri che ormai tutti conosciamo. Una grande conquista della medicina e un gran sollievo per una umanita' semi-debellata dalla catastrofe, finalmente pronta a riaffacciarsi all'ottimismo: non fosse che le solite facinorose bande di integralisti protestano e si oppongono, con azioni criminose emterroristiche, ai progetti del governo di integrare completamente i contagiati sottoposti alle cure ufficiali, preferendoli invece separati e segregati in modo da scongiurare un collasso della situazione nel caso le riserve del siero miracoloso (tutt'altro che infinite, si scoprira' nel corso della vicenda) dovessero finire o non risultare sufficienti.
In questo contesto si innesta la storia d'amore e di vita della brillante ricercatrice medica Kate, dal tragico passato funestato dalla morte per contagio di entrambi i genitori, ed ora compagna felice e realizzata di un avvenente professore di musica, pure lui tragicamente contagiato dal morbo, ma fortunatamente sottoposto alle cure ristabilizzanti ed ora a tutti gli effetti un "ritornato" perfettamente guarito, in cura e insospettabile. Quando le prime avvisaglie della scarsita' del siero diventano evidenti, Kate, informata in modo privilegiato rispetto ad ogni altro a causa della sua posizione di spicco nella campagna di ricerca medica e raccolta di fondi, trova il modo di procurarsi dosi e riserve sottobanco per salvaguardare il suo compagno e dunque la serenita' della propria vita privata. Trascurando in tal modo completamente il lato etico della questione, che si tradurra' presto o tardi nella sottrazione di dosi di siero ad altri innocenti a vantaggio del suo uomo. The returned infatti, piu' che un vero horror, e' un dramma etico-civile dove la minaccia di fondo non puo' non ricordare, magari amplificato e spettacolarizzato ad uso e consumo di una sceneggiatura solida e senza troppe sbavature, il clima di tensione e minaccia, ma anche di impotenza e vulnerabilita', che da meta' anni '80 ha colpito il mondo intero con le centinaia di migliaia di casi di contagio da aids. E ancora i progressi della medicina che sempre in tale ambito hanno reso possibile la creazione di farmaci che rendessero possibile il contenimento degli effetti degenerativi della malattia e la prosecuziine di una vita pressoche' normale, seppur condizionata dalla somministrazione continua e perpetua dei farmaci necessari. Per non parlare dei rimandi xenofobi e ghettizzanti che evocano nel film le azioni criminose degli oppositori alla integrazione tra umani incolumi e ritornati, osteggiata appunto da bande capeggiate dai soliti intransigenti razzisti, aizzatori della rivolta e del caos. The returned - non esente da sottostorie un poco prevedibili e di facile intuizione (vedasi la vicenda della coppia amica intima dei nostri due protagonisti), necessarie probabilmente per assicurare un minimo sindacale di svolta thriller od horror ad un film invece piu' seriamente propenso a spendersi nella tematica civica e verso una rilessione politico-morale dell'evento apocalittico, ed interpretato da attori sconosciuti forse non proprio eccelsi, ma tuttavia almeno funzionali alla storia ben condotta - resta un esordio horror maturo e pieno di spunti di riflessione etico morali che lo elevano dal rango del puro prodotto di genere e che ci spingono a tenerci in buona memoria il nome di questo eccellente Manuel Carballo, regista che promette molto e conferma la buona salute del nuovo cinema iberico, particolarmente predisposto da anni alle varianti e alle contaminazioni horror piu' suggestive ed originali.
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