Regia di Claude Sautet vedi scheda film
Latitante in Italia dopo una condanna a morte ricevuta in Francia, il malvivente Abel Devos compie una rapina a Milano e rimpatria clandestinamente. Ma il ritorno a Parigi gli costa carissimo, anche perché si accorge di essere stato abbandonato dagli amici di un tempo. Bell’esordio di Sautet nel cinema che conta, nel solco del miglior noir francese, rappresentato innanzitutto da Jacques Becker, con qualche richiamo al fatalismo di Carné. Senza concedere granché alla letterarietà, né nella trama né nei dialoghi – eccettuata una breve parentesi amorosa tra Belmondo e la Milo (ma si tratta del tributo dovuto alla donna del produttore Moris Ergas) -, il film si sviluppa verso l’inevitabile duro destino, grazie a una buona sceneggiatura, alla mano ferma del regista e ad un cast di cui Lino Ventura è sicuramente la punta di diamante. Belmondo, nel 1960, interpreta questo film “classico” e riesce a farsi icona della Nouvelle Vague con “Fino all’ultimo respiro” di Godard.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta