Regia di Emir Kusturica vedi scheda film
A quasi dieci anni dal suo ultimo film Promettilo! e a più di venti da Underground, Emir Kusturica torna a raccontare con On the Milky Road – Sulla Via Lattea il conflitto che per anni – e a più riprese – ha insanguinato la sua terra. Lo fa con una storia che svela la propria natura favolistica sin dall’epigrafe posta in apertura in cui avverte il pubblico che ciò a cui sta per assistere è tratto “da tre storie vere e molta fantasia”.
E se, a un livello più superficiale, il principale motivo di interesse dell’opera è senza dubbio l’ingresso di un corpo “alieno” come quello di Monica Bellucci all’interno del folle circo dell’autore serbo, il suo vero fulcro semantico si situa dichiaratamente altrove.
Ad esempio in una natura che, attraverso l’inconsapevole purezza dell’animalità, agisce da ideale controcanto a una guerra della quale non è neanche così importante spiegare le ragioni, e men che meno capirle.
D’altronde nei film di Kusturica la guerra c’è e basta.
È il rumoroso sfondo a una serie di azioni che, pur nella loro quotidianità, hanno ben poco di ordinario.
Perché al contrario della vita – che è straordinaria, o “un miracolo” come recitava il titolo italiano di uno dei suoi ultimi film – qui è la guerra ad essere ordinaria, parte integrante di quella parte del mondo di cui la storia è scritta con il sangue.
Gli unici esseri immuni alla follia della guerra, per Kusturica, sembrano essere gli amanti e gli animali.
Come il falco pellegrino che apre il film, in una sequenza di notevole lirismo, per poi accompagnare i protagonisti lungo tutto il loro viaggio e il serpente che, avvinghiandoli tra le proprie spire, li salva dal fuoco nemico.
Di certo ne sono immuni Kosta e la Sposa, anime ferite poste dal caso l’uno di fronte all’altra proprio quando credono di non avere più nulla da perdere.
Lui che ogni giorno schiva pallottole in sella al suo somaro pur di consegnare il latte ai soldati e lei costretta a sposare un uomo che nemmeno conosce per sfuggire a un passato che non le dà tregua iniziano così una storia di passione e amore proibito che li fa precipitare in una serie di fantastiche e pericolose avventure.
On the Milky Road – Sulla Via Lattea è un film diviso in due.
A un incipit più corale e rumoroso si contrappone infatti una seconda parte in cui i due protagonisti fuggono dall’orrore della pulizia etnica e il ritmo si fa più etereo.
E se Kusturica maneggia quasi a occhi chiusi lo strambo materiale umano, comprensivo di musica bandistica e momenti di sfrenata comicità chapliniana, presente nella prima metà, mostra meno dimestichezza quando si tratta di destreggiarsi con i mezzi toni e, soprattutto, con i sentimenti.
Così, nel momento in cui l’ironia viene a scemare, finisce col farsi avanti anche un po’ di noia. Fino ad un finale che, paradossalmente, rimette insieme i pezzi grazie a una deflagrazione.
La sensazione è che Kusturica, come il Fellini più maturo, non possa fare a meno delle caotiche costanti visive che lui stesso a creato. Il che se da un lato può anche essere visto come un limite formale, dall’altro è un chiaro attestato di come il regista di Gatto nero, gatto bianco sia ormai da considerare a tutti gli effetti un classico.
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