Regia di Marian Dora vedi scheda film
«Pornografia dell'orrore», si può utilizzare una definizione come questa per descrivere un film? non mi vengono in mente altri termini, dopo lo stordimento avuto dalla visione sconcertante e devastante di «Cannibal».
Un uomo cerca su internet una persona omosessuale disposta a farsi uccidere e mangiare. Dopo una lunga ricerca, l'uomo trova l'amante giusto con il quale trascorre una giornata in un casolare isolato in campagna, dove si conoscono meglio, si amano, si toccano, giocano, scherzano e fanno all'amore in maniere violenta ed estrema.
Quando arriva il momento in cui i giochi diventano più pericolosi e complicati, l'uomo tentenna ed entrambi decidono che è meglio tornare a casa.
L'abbandono è ancora più difficile che uccidere, i due uomini si convincono che devono portare a termine ciò che hanno cominciato.
Evirazione dell'amante, agonia, uccisione e infine macellazione e pasto finale.
Un film estremo, ispirato (purtroppo) ad un fatto di cronaca realmente accaduto ad Armin Meiwes che uccise e mangiò il suo amante trovato su un sito di cannibalismo.
Dopo i primi 60 minuti avevo già visto tutto quello che mi era sopportabile vedere, ne rimanevano altri 30 alla conclusione del film, e davvero non riuscivo a capire cosa avrebbe mostrato ancora. Non si tratta di «semplice» splatter, è la disturbante attenzione ai particolari, agli organi vitali e ai genitali sempre in mostra (i 2 protagonisti recitano nudi per più di metà film), alla fragilità dei due uomini dei quali non sappiamo nemmeno i nomi, che si sottopongono in nome di un piacere perverso a indicibili torture.
Non c'è una vittima innocente in questa storia, perché chi decide di uccidersi e farsi mangiare lo fa in maniera consapevole, forzando anche la mano per arrivare al piacere finale di diventare la carne di altra carne.
Non c'è un vero carnefice perché chi uccide lo fa per scelta di entrambi, anzi con l'aiuto e il supporto di chi verrà ucciso. Come un sacerdote atipico e malato, l'omicida mette a disposizione la propria sapienza, il proprio coraggio, in nome di un piacere complice e inspiegabile.
Gli ultimi 30 minuto sono stati per me una tortura, un delirio allucinante, mai vista roba del genere, anche per il modo di utilizzare la macchina da presa e di curare alcuni particolari che rimangono impressi per sempre nella mente: il corpo macellato dell'amante, la fatica dell'uomo nel portare al fine la propria esecuzione, le frasi sussurrate a denti stretti dall'amante che si fa chiamare «the flesch» (la carne)....
Non vi sono dialoghi, praticamente muto, il film utilizza i rumori di fondo come unico legame tra i vari personaggi nella prima parte del film, quando l'uomo cerca il suo amante su internet. Vi è forse in questo una dura critica ad una certa incomunicabilità dei nostri giorni che ci fa intraprendere lunghe chiacchierate con amici di tastiera, con i quali non si riesce ad instaurare poi in realtà nessun tipo di rapporto. Su internet si è disposti a tutto, in realtà no... come ci si rapporta con chi è coerente in rete e in vita vera? L'uomo del film e il suo amante sono due pazzi, in ricerca di un piacere ad altri incomprensibile, il registra ce lo mostra con una tecnica narrativa davvero originale ed interessante.
Un film non per tutti, per chi ha già visto molto horror come me, vi posso dire che questo film rappresenta il limite oltre il quale non posso più guardare, oltre questo non posso andare.
Ottima la fotografia, ottima la colonna sonora opera di Jim Thirlwell (Foetus Interuptus), bravi gli attori.
Marian Dora è il regista, il produttore e lo sceneggiatore del film.
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