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Zatôichi Meets Yôjinbô

Regia di Kihachi Okamoto vedi scheda film

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La recensione su Zatôichi Meets Yôjinbô

di braddock
8 stelle

Zatoichi e Yojinbo, impersonati rispettivamente da Shintaro Katsu e Toshito Mifune purtroppo entrambi deceduti, furono i i due personaggi in assoluto più popolari di tutto il cinema sui samurai degli anni '60 e'70. Lo spadaccino cieco Zatoichi venne inaugurato col film del 1962 diretto da Kenji Misumi ed ebbe ben 25 sequel, una serie televisiva di 100 episodi, qualche derivato cinese con un attore sosia di Katsu, un rifacimento americano con Rutger Hauer oltre che ai più recenti remake di Taleshi Kitano e Junji Sakamoto, vi fu poi anche un recente film con una versione femminile del personaccio ma mi sfugge il titolo. Yojimbo come risaputo è il film di Akira Kurosawa del 1961, che rispetto all'altro ebbe soltanto due sequel e un remake nel 2007 pur restando comunque ugualmente significativo. Kihachi Okamoto, tra i registi più dediti al genere, decide così di unire i due volti celebri coi rispettivi ruoli storici realizzando un western all'orientale come se in occidente fossero comparsi assieme John Wayne e Clint Eastwood. La storia vede lo spadaccino e massaggiatore cieco Zatoichi che, mentre si sta riparando da un forte temporale, avverte un'aroma di prugne la quale gli fa tornare alla memoria uno dei tanti villaggi in cui si era imbattuto nel suo continuo vagare e dove si era innamorato di una delle abitanti. Zatoichi decide così di farvi ritorno, trovando però una situazione ben diversa rispetto a quella di cui si ricordava. A seguito di una carestia l'anziano capo del villaggio è infatti ora un umile stalliere, mentre il comando è diviso tra due bande rivali capitanate una da il potente boss della yakuza Eboshiya e l'altra dal figlio Masagoro rivoltatosi contro il genitore. A esasperare il conflitto vi sono delle voci sull'esistenza di un prezioso carico d'oro rubato, tenuto nascosto in un qualche posto segreto del luogo. Zatoichi viene ingaggiato dal boss Eboshiya per eliminare il consigliere del figlio rivale, ovvero un samurai spesso ubriaco soprannominato Joyimbo. Nel frattempo il figlio adottivo di Eboshiya, rimasto fedele al padre al conotrario del fratellastro, ingaggia il samurai Kuzuryuu perchè protegga il padre ed elimini Zatoichi e Yojinbo... Assolutamente introvabile in lingua italiana, si mostra comunque un film piuttosto pesante da seguire a seguito di una vicenda molto ingarbugliata e di un ritmo tendente al lento se non nell'epilogo finale. Del resto la durata supera di una buona mezzora quella media delle pellicole sui due personaggi, ma i 90 minuti oltre che sufficienti sarebebro stati opportuni. Non è quindi un titolo immune da difetti di costruzione, ponendosi un po' sotto le aspettative anche nelle caratterizzazioni dei personaggi oltre che nella rappresentazione delle atmosfere fin troppo tetre. I siparietti tra Toshiro Mifune e Shintaro Katsu valgono ugualmente la visione, inoltre le scenografie non sono male e la storia riesce ad essere interessante seppur con qualche momento di noia. I combattimenti di spada si confermano vivaci con coereografie spettacolari per l'epoca, contando su di un finale intelligente e ben indovinato. Il personaggio di Zatoichi poi mantiene intatte le sue caratteristiche di sempre anche se in modo più cupo del solito, mentre in realtà del Joyinbo originale restano soltanto il nome e l'interprete ma non vi è collegamento alcuno coi film di Akira Kurosawa. Nel complesso un titolo inferiore rispetto ai capostipiti dei rispettivi personaggi che avrebbe potuto risultare più riuscito, comunque sempre un cult ancora di richiamo per gli appassionati dei samurai al cinema.

Su Shintarô Katsu

Ottima

Su Toshiro Mifune

Ottima

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