Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Laura, trentenne di estrazione borghese, è un'insospettabile brigatista. Nel corso di un attentato a Venezia è costretta a uccidere un compagno, ferito durante l'atto terroristico. Da quel momento la fuga di Laura vede sovrapporsi la sua malcelata inquietudine a quelle di tante altre figure femminili: la madre, la governante di casa sua, la sorella del morto, la magistrata che dovrà giudicarla.
Sette personaggi femminili intrecciano le loro esistenze a partire dall'omicidio - assolutamente simbolico - di un maschio, da parte di una di esse. Ottimo il casting, interessanti le idee in campo, qualche perplessità sullo svolgimento prolisso, sulla narrazione che freddamente trascina la protagonista Lina Sastri nel vortice di tutte le inquietudini femminili (basti osservare la scena del suddetto omicidio, nei primi istanti della pellicola, per rendersi conto dell'antispettacolarità su cui fa leva Giuseppe Bertolucci). Il regista scrive la sceneggiatura insieme a Vincenzo Cerami e usufruisce di collaboratori tecnici di prim'ordine: musiche di Nicola Piovani, montaggio di Nino Baragli, fotografia di Renato Tafuri; ma, come già rilevato, i nomi che maggiormente colpiscono sono quelli che compaiono in scena: oltre alla Sastri, Mariangela Melato, Alida Valli, Stefania Sandrelli, Giulia Boschi, Lea Massari, Rossana Podestà e ancora Massimo Ghini, Sandra Ceccarelli (esordiente) e Antonio Petrocelli in ruoli minori. Bertolucci non girava per il grande schermo da cinque anni (Oggetti smarriti, 1980) ed effettivamente se ne sentiva la mancanza, in un panorama asfittico e decadente come quello del nostro cinema di quel periodo. 4/10.
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